Dopo i molteplici attacchi di natura terroristica da parte dell’Isis e non solo, una delle questioni sulle quali gli investigatori internazionali cercano di fare chiarezza è il metodo utilizzato dai terroristi per comunicare e espandere la propria rete di contatti in tutto il mondo. Secondo recenti sviluppi pare che il mezzo più utilizzato per propaganda e per comunicare in modo sicuro sia Telegram. Proprio per questo motivo il governo Russo avrebbe pensato di bloccare lo stesso per ridurre al minimo il rischio di attacchi terroristici coordinati.

Attraverso questa applicazione infatti è possibile instaurare conversazioni con codici, cifrate, end-to-end. In questo modo foto, video e messaggi vocali di dimensioni elevate, si parla fino a 1.5GB per ciascun singolo invio, possono essere scambiati rapidamente senza rischio di essere intercettati. E’ proprio grazie a questo mezzo che il gruppo terroristico dell’Isis diffonde tra i suoi seguaci ordini e video di propaganda oltre a rivendicare atti di terrorismo in modo quotidiano. Diretta conseguenza di questa privacy totale risulta essere che nessuno è in grado di controllare le comunicazioni e i piani dei terroristi.

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Un’altra funzionalità che gioca a loro favore è quella per la quale si ha la possibilità di creare un canale in cui chiunque ha la possibilità di iscriversi e leggere perciò tutti i messaggi che sono stati diffusi a partire dal creatore del canale stesso. Proprio sfruttando ciò l’Isis apre di continuo nuovi canali, facilmente trovabili attraverso la funzione ‘Ricerca‘. Negli ultimi anni il sedicente Stato islamico, attraverso questo mezzo, ha stilato una lista di ben 8320 obiettivi sensibili da attaccare, sparsi in tutto il mondo.

Per queste motivazioni Telegram è risultato essere al centro di numerose polemiche a livello internazionale. Sotto accusa in particolar modo è finito il fondatore russo Pavel Durov, il quale alle accuse ha risposto sottolineando come l’obiettivo della sua azienda sia quello di favorire la semplicità di interconnessione tra persone distanti tra loro senza lasciarsi vincere dalle paure. A sua discolpa inoltre sottolinea come, nel momento in cui Telegram non garantisse più la totale privacy ai propri utenti, i terroristi non farebbero altro che cambiare mezzo di comunicazione. Insomma, secondo Durov, Telegram non risulta minimamente coinvolto nella propaganda di idee estremiste.

Un altro elemento grazie al quale i terroristi possono a tal proposito utilizzare questo social in totale tranquillità è la difficoltà di iniziare azioni legali atte a rompere il segreto della privacy. Le chiavi di sicurezza di ciascuna chat infatti sono suddivise in diversi paesi in cui Telegram è diffuso. Questo significa che prima di poterle ottenere è necessario iniziare azioni giudiziarie in paesi con sistemi legislativi molto differenti tra loro. Quasi sempre il risultato è che almeno uno di questi nega al richiedente l’accesso ai file segreti concludendo il tutto con un nulla di fatto.

Nonostante tutte queste situazioni risultino essere di dubbia moralità nei confronti di continui attacchi che l’Europa continua a subire proprietari di Telegram non sembrano disposti a modificare le linee base del loro gioiello, diventato nonostante tutto, uno tra i programmi di messaggistica istantanea più utilizzati in tutto il mondo.

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