News

Sonos Sub Gen 3: bassi perfetti e potenti per un sistema audio a 360 gradi – Recensione

Per coloro alla ricerca di un’esperienza uditiva di qualità, l’importanza di un altoparlante adeguato è innegabile, specialmente quando si parla di riproduzione delle basse frequenze. Il Sonos Sub ha rappresentato per lungo tempo una scelta privilegiata per gli amanti del sistema Sonos fin dal suo debutto nel 2012. La sua popolarità a livello globale lo ha reso probabilmente il subwoofer più venduto al mondo. Ma perché questo fascino per i bassi profondi? La risposta è semplice: più bassi significano più divertimento e coinvolgimento.

Sebbene molti diffusori Sonos offrano già prestazioni soddisfacenti nelle basse frequenze per un ascolto piacevole, per sperimentare la vera profondità e ricchezza del suono, è indispensabile l’uso di un subwoofer. Questo componente aggiuntivo si rivela cruciale per vivere appieno effetti sonori come esplosioni, terremoti o spari e riesce anche a conferire un’ulteriore dimensione emotiva alla musica, sia essa ritmica o melodiosa.

Sonos Sub Gen 3

Il Sonos Sub di terza generazione  mantiene le caratteristiche dei precedenti modelli pressoché invariate, ad eccezione di lievi modifiche estetiche. Dimensioni, forma e principi costruttivi rimangono gli stessi e, stando alle dichiarazioni del produttore, non si riscontrano variazioni né nel carattere sonoro né nelle prestazioni.

Le novità però si celano all’interno: il nuovo Sonos Sub presenta un processore più potente e una memoria interna superiore rispetto ai predecessori, fattori che ne ampliano la capacità di interazione con le funzioni future e gli aggiornamenti.

Innovazione

Tra le caratteristiche più interessanti del nuovo Sonos Sub di terza generazione, spicca una funzione attesa da tempo dagli appassionati del marchio: la possibilità di aggiungere un secondo subwoofer nella stessa stanza. Questo è realizzabile anche abbinando un modello precedente di Sonos Sub, quindi basta un solo Sub di terza generazione per sfruttare questa opportunità.

Abbiamo esplorato le capacità del Sonos Sub in configurazioni di varie dimensioni, dall’accoppiamento con Sonos One SL e Beam fino a sistemi più ampi che includono Arc e Play: 5 / Fives. I test sono stati effettuati sia con il nuovo subwoofer da solo che in combinazione con il suo predecessore, il Sonos Sub Gen. 2. Emergeranno differenze significative tra il modello nuovo e quello vecchio? E soprattutto, due subwoofer garantiscono un’esperienza sonora superiore rispetto a un singolo? Procediamo con gli esperimenti per scoprirlo.

Facile da configurare

Il Sonos Sub si presenta come un’unità dalle dimensioni compatte e facilmente spostabile. Può essere posizionato in verticale o adagiato sotto il divano, offrendo anche la possibilità di essere fissato al muro acquistando un apposito supporto.

Il processo di configurazione è incredibilmente semplice: per gli utenti Sonos basta collegare l’alimentazione, avviare l’app Sonos e aggiungere il subwoofer al sistema esistente.

Ciononostante, è importante sottolineare che il Sub Gen 3 è compatibile esclusivamente con l’ultima interfaccia di Sonos, nota come S2, e di conseguenza non funzionerà con i dispositivi che richiedono l’app S1 per il controllo.

Una volta installato un Sub Gen 3 nel sistema, collegare un secondo subwoofer risulta agevole. Da quel momento in poi, il sistema li tratterà come un unico subwoofer: è possibile scollegarne uno, ma tutte le regolazioni, come il volume, saranno condivise. Sarebbe stato utile poter effettuare delle modifiche individuali.

In questo contesto, la soluzione migliore consiste nell’utilizzare la calibrazione acustica Trueplay di Sonos. Aggiungendo un nuovo Sub, è necessario rieseguire la taratura. Spostando lo smartphone nell’ambiente, il sistema misura la risposta in frequenza e apporta gli aggiustamenti sonori necessari.

Purtroppo, Trueplay è tuttora compatibile solamente con alcuni modelli di iPhone, quindi gli utenti Android dovranno farsi prestare un iPhone da un amico. Nondimeno, l’uso di Trueplay è consigliato, poiché garantisce un notevole miglioramento della qualità dell’audio.

Qualità del suono

Come ormai noto, una soundbar rappresenta la soluzione migliore e più semplice per migliorare l’audio della propria TV. Tuttavia, il vero divertimento inizia quando si aggiunge un subwoofer separato per riprodurre le tonalità di basso più profonde. Solo allora l’esperienza audio diventa realmente coinvolgente!

Nei precedenti test, emergono valutazioni piuttosto positive sul Sonos Sub. Tuttavia, è doveroso precisare che non può essere paragonato ai “mostri” dei bassi di dimensioni maggiori come quelli offerti da SVS, Velodyne o Arendal Sound. Nonostante le sue dimensioni contenute, il Sonos Sub offre una performance notevole.

Il basso si caratterizza per essere sia preciso che definito, estendendosi inoltre a frequenze relativamente basse. È in grado di suonare ad alto volume senza distorsioni o vibrazioni indesiderate. La costruzione, che prevede due bassi contrapposti, contribuisce a ridurre le risonanze inattese: persino a piena potenza, è possibile poggiare un bicchiere d’acqua sul subwoofer senza che si verifichino tremori. D’altra parte, le frequenze profonde dei bassi sono capaci di far risuonare mobili ed oggetti nella stanza!

Superiore sotto ogni punto di vista

La piccola e compatta soundbar Sonos Beam può trarre notevoli vantaggi dall’aggiunta di un potente subwoofer in grado di esaltare i bassi profondi. Tuttavia, aggiungere un subwoofer da 899€ a una soundbar il cui costo è circa la metà potrebbe sembrare eccessivo ad alcuni. Ma la differenza è sostanziale! Con il subwoofer, il suono dei film acquisisce nuova forza: i bassi fanno tremare le pareti quando devono, e gli effetti sonori si fanno palpabili.

Il subwoofer Sonos si rivela inoltre un perfetto completamento per la grande soundbar Arc. Sebbene da sola la Arc offra bassi apprezzabili, non raggiunge le prestazioni del subwoofer nelle frequenze più profonde.

In aggiunta, abbiamo notato come la qualità del suono diventi nettamente più chiara e distinta nelle medie e negli alti. Quando la soundbar non deve gestire le note più basse, ha più margini per restituire al meglio il resto del mix sonoro, compresi gli effetti tridimensionali Atmos.

Bassi e suono perfetti

L’aggiunta di un secondo subwoofer nell’impianto ha generato un’attesa palpabile. L’uso di due subwoofer può sembrare eccessivo, e spesso lo è, dato che un singolo sub fornisce già bassi abbondanti.

Ma, la nostra esperienza mostra che un subwoofer supplementare può migliorare ulteriormente la qualità del suono: posizionando strategicamente i subwoofer nella stanza, siamo riusciti ad ottenere una distribuzione dei bassi più uniforme. Abbiamo iniziato collocando i subwoofer agli angoli anteriori della sala, ottenendo immediatamente una risposta in frequenza più equilibrata.

Con l’aggiunta del secondo subwoofer, si ottiene una riproduzione dei bassi significativamente più corposa, potente e incisiva. Ma ciò che colpisce maggiormente è la maggiore definizione dei bassi.

Un altro aspetto che cattura l’attenzione è la distribuzione dei bassi in maniera significativamente più uniforme. Possiamo muoverci intorno al divano e cambiare la nostra posizione di ascolto senza che i bassi cambino caratteristica.

L’aggiunta del subwoofer porta anche un notevole miglioramento al suono dei film: quando l’astronave Enterprise accelera alla velocità della luce in “Star Trek: Odyssey”, sembra che tutto lo spazio sia invaso da un’onda di pressione. Pavimenti, finestre e tutto ciò che è mobile inizia a vibrare – senza distorsioni da parte dei subwoofer. Senza dubbio, questa è una combinazione perfetta!

Due subwoofer consentono anche di sperimentare con diverse posizioni. Come accennato, abbiamo ottenuto una buona risposta posizionandoli negli angoli anteriori, ma anche un subwoofer in posizione frontale e uno posteriore può fornire buoni risultati. La caratteristica comune era che i bassi riempiono meglio lo spazio ed è più difficile localizzarli.

Un doppio setup di Sub sarà sicuramente eccessivo in una piccola sala d’ascolto con la Beam o altre soundbar Sonos più piccole; in tal caso, probabilmente, si preferirebbe prima aggiornare gli altoparlanti anteriori o quelli surround.

Due subwoofer si avvicinano più a una soluzione per coloro che desiderano mettere i tocchi finali su un setup Sonos più grande (ad esempio con una soundbar Arc o due Sonos 5 in stereo) e vogliono riempire un grande spazio con bassi potenti e profondi.

Conclusioni

Il Sonos Sub rappresenta la scelta più intuitiva per coloro che desiderano profondi bassi nel proprio sistema Sonos. Che si utilizzi una soundbar come Playbar, Arc o Beam, o che si ascolti musica tramite un paio di Sonos Five o One, esso si configura come un accessorio assolutamente da avere.

La terza generazione del Sonos Sub non differisce in modo significativo dai modelli precedenti in termini di qualità sonora, quindi se si possiede già un subwoofer Sonos di generazione precedente, non vi è grande motivo per sostituirlo.

L’aspetto più notevole della terza generazione – secondo il nostro punto di vista – è la capacità di aggiungere un subwoofer supplementare, ottenendo così bassi ancora più profondi e accurati. Un singolo Sonos Sub fornisce già di per sé abbondanti bassi corposi; con un subwoofer aggiuntivo si può facilmente suonare ancora più forte, ma il maggior vantaggio è una risposta in frequenza più uniforme, indipendentemente da dove ci si sieda, risultando in bassi generalmente più intensi e definiti. Disponibile su Amazon a 719 €.

Condividi
Pubblicato da
D'Orazi Dario