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Inviare messaggi da WhatsApp a un’altra app di messaggistica? Tra poco sarà realtà

WhatsApp continua, dopo tanti anni dalla sua fondazione, a essere l’applicazione di messaggistica più popolare al mondo.

Sulla piattaforma ogni giorno trafficano circa 2,3 miliardi di utenti con un totale di 1 miliardo di messaggi scambiati.

Numeri davvero incredibili che sembrano difficili da eguagliare e superare. Questo non vale solo per WhatsApp e Meta ma anche per altre società colossi della big tech come Apple e Google.

Tutto ciò rende molto più difficile alle piccole realtà di affermarsi in un panorama saturo e con equilibri ben stabilizzati.

Ecco perché l’Unione Europea ha deciso di varare il Digital Markets Act (DMA), atto utile a incentivare l’apertura di un mercato più giusto e imparziale e proteggere la privacy degli utenti.

Il DMA diventerà operativo a partire dal 7 marzo 2024 e sancirà l’inizio di un mercato molto più competitivo.

Cosa cambierà con l’entrata in vigore del DMA?

Meta, insieme ad Alphabet di Google, Apple, Amazon, Microsoft e ByteDance, è una delle società coinvolte in questa decisione.

Ma cosa significa nel concreto mercato più competitivo? E cosa cambierà per gli utenti di WhatsApp?

Uno dei principali cambiamenti che porterà questo atto è l’interoperabilità, ovvero la possibilità di operare tra diverse applicazioni.

Questo vuol dire che il mittente potrà inviare un messaggio di testo da WhatsApp e il destinatario potrebbe riceverlo su Telegram o su qualsiasi applicazione di messaggistica istantanea, anche se chi invia il messaggio non possiede un account.

In questo modo nessuna applicazione verrà penalizzata e ci saranno molte più possibilità per le piccole realtà.

Su WhatsApp l’interoperabilità dovrebbe essere disponibile a partire dal mese di marzo, attraverso una nuova schermata dove attivare la funzione.

L’app di Meta avvisa però che potrebbero esserci dei rischi legati all’utilizzo di questa funzione. In particolare una possibile limitazione della sicurezza e della privacy dovuta alla possibilità che le applicazioni non utilizzino le stesse impostazioni e ciò esporrebbe gli utenti a truffe più frequenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Pubblicato da
Federica Iazzi