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Rivoluzione nell’e-commerce italiano: le nuove normative sul reso a pagamento

L’e-commerce ha senza ombra di dubbio completamente rivoluzionato il modo di fare shopping. 

Sin dal suo avvento, chiunque con un mimino di capacità tecnologiche, ha sfruttato almeno una volta i siti web per effettuare degli acquisti online.

Effettivamente acquistare qualsiasi oggetto, qualsiasi capo d’abbigliamento e qualsiasi tipo di esperienza comodamente seduti sul divano di casa propria non ha prezzo. Si tratta infatti di una comodità impagabile a cui molti non vogliono assolutamente rinunciare.

E apparentemente non ci sarebbe nulla di male se non fosse che l’e-commerce aumenta di gran lunga l’inquinamento legato al traffico stradale e alle emissioni di gas serra.

Shopping online, i resi dovrebbero essere a pagamento?

Il principale svantaggio dello shopping online, oltre ai problemi che si arrecano ai piccoli rivenditori locali, è proprio l’impatto ambientale, un fenomeno che non può assolutamente essere ignorato.

La percentuale più alta d’inquinamento deriva proprio dai resi che gli utenti compiono quando il pacco ricevuto non soddisfa le aspettative. Infatti spedire un pacco a un cliente, rispedirlo indietro al produttore e spedire un altro pacco contenente la taglia o il colore giusto ha un costo incredibile per il nostro Pianeta.

Grazie alla possibilità di effettuare dei resi in modo del tutto gratuito l’utente medio compra di più e a sproposito perché sa bene di poter restituire tutto ciò che non lo soddisfa senza spendere un centesimo.

Per arginare questa problematica alcune nazioni hanno deciso di inserire una tariffa extra per il reso in modo da cercare di limitare, almeno in parte, questa affluenza di pacchi.

Per il momento tra questi paesi non rientra l’Italia ma visto che sia Regno Unito che Stati Uniti si sono mossi in questa direzione è probabile che anche il nostro paese li seguirà a breve.

 

 

 

 

 

 

 

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Pubblicato da
Federica Iazzi