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Via Lattea, scattata l’immagine più nitida mai realizzata

Un gruppo di astronomi canadesi ha ottenuto una nuova incredibile immagine della Via Lattea combinando le osservazioni di due dei più prestigiosi radiotelescopi australiani, l’Australian SKA Pathfinder Telescope e il Parkes Murriyang, e sfruttando i dati di due importanti programmi di ricerca astronomica, EMU e PEGASUS.

In realtà, la nuova illustrazione svela un segreto a lungo nascosto della nostra galassia: l’esistenza di resti di supernova. Si tratta della nube di gas e polvere in espansione che rimane dopo l’esplosione di una stella come supernova. Ci sono stati precedenti tentativi di identificare i resti di eventi cosmici, ma le quantità scoperte sono sempre state troppo modeste rispetto ai modelli di previsione. Di conseguenza, molti si sono chiesti: “Ma dove sono quelli mancanti?”.

Via Lattea, creata una mappa dettagliata

La dottoressa Brianna Ball dell’Università di Alberta in Canada e il suo supervisore, il dottor Roland Kothes del Consiglio Nazionale delle Ricerche del Canada, hanno combinato tecnologie all’avanguardia e i dati più recenti per produrre una mappa dettagliata della nostra Via Lattea, facendo luce su questo mistero di lunga data. L’idrogeno gassoso è visibile nella nuova immagine come deboli filamenti

e nubi granulari che riempiono il vuoto interstellare. Nell’immagine si possono anche scorgere i resti delle esplosioni di supernova e le aree in cui si sono formate le stelle.

Se si considera che questa immagine copre solo una minuscola frazione della Via Lattea, circa l’1%, si può comprendere l’importanza della scoperta di oltre 20 ulteriori probabili resti di supernova, di cui solo 7 erano noti in precedenza. Utilizzando il telescopio australiano SKA Pathfinder e il programma “Evolutionary Map of the Universe” (EMU), di cui è stata supervisore, la dott.ssa Ball è riuscita a “scoprire” ciò che in precedenza era stato solo ipotizzato. Si trattava del più raffinato atlante radio dell’emisfero meridionale.

Tuttavia, non è stato possibile ottenere l’immagine ideale. Per mettere le mani sui dati mancanti, il team canadese ha collaborato con l’Istituto Nazionale di Astrofisica italiano e il suo direttore, il dottor Ettore Caretti, a un progetto denominato PEGASUS.

Per creare le sue mappe del cielo, PEGASUS si avvale del telescopio Parkes/Murriyang, che con i suoi 64 metri di diametro è uno dei più grandi radiotelescopi a parabola singola del mondo.

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Pubblicato da
Michele Ragone