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Primo paziente a ricevere un impianto in 3D realizzato dalle sue cellule

Negli Stati Uniti è stato eseguito con successo un intervento chirurgico mirato a ricostruire l’orecchio di una giovane donna. Ciò che rende questo intervento così importante è il tessuto utilizzato. L’impianto, ottenuto con la stampante in 3D, è stato ottenuto per la prima volta dalle cellule della paziente stessa.

Questa tipologia di intervento chirurgico potrebbe portare a nuovi modi per curare le persone con un raro difetto alla nascita che necessitano di nuovi tessuti. La procedura pionieristica, eseguita dal team guidato dal chirurgo Arturo Bonilla, fa parte di uno studio clinico che si occupa della sicurezza e dell’efficacia dell’“impianto AuriNovo” per le persone con microtia.

I chirurghi che hanno reso questo progetto possibile, continueranno ad analizzarne i rischi e le proprietà estetiche. Lo scopo è approvare ufficialmente questa procedura per la ricostruzione dei tessuti utilizzando le cellule della cartilagine del paziente. La microtia è una rara condizione genetica in cui l’orecchio esterno è piccolo e non formato correttamente e colpisce migliaia di bambini

ogni anno. Per loro questi impianti potrebbero segnare un punto di svolta mai raggiunto prima.

Impianto 3D realizzato dalle cellule del paziente: nuova tecnologia per ricostruire i tessuti

“Come medico che ha curato migliaia di bambini con microtia in tutto il Paese e in tutto il mondo, sono ispirato da ciò che questa tecnologia può significare per i pazienti affetti da microtia e le loro famiglie”, afferma la dott.ssa Bonilla. Attualmente, l’impianto che si utilizza comunemente per questo tipo di interventi è ottenuto dalle costole del paziente con la combinazione di alcuni materiali sintetici. “L’impianto AuriNovo richiede una procedura chirurgica meno invasiva”.

“Le nostre indicazioni iniziali si concentrano sulla cartilagine in campo ricostruttivo e ortopedico, compreso il trattamento di difetti nasali complessi e degenerazione spinale. Non vediamo l’ora di sfruttare la nostra piattaforma per risolvere altre esigenze mediche”, spiega il co-fondatore e capo di 3DBio Daniel Cohen.

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Pubblicato da
Rosalba Varegliano