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La pandemia ha fatto diminuire anche il numero di fulmini, la scoperta del MIT

La pandemia di Coronavirus che sta flagellando il nostro pianeta da quasi 3 anni ha certamente cambiato e spostato numerosi equilibri che prima regnavano sovrani, tali cambiamenti sono stati necessari per combattere la diffusione del virus e cercare di contenere i contagi, basti pensare ai regimi di confinamento in casa forzati, che hanno trasformato città super vive e popolate in veri e propri deserti privi di anima viva, i quali alle volte hanno finito con l’essere rifrequentati dagli animali.

Tutto ciò si è ripercosso anche sui trasporti, essendo presente meno gente in circolazione ovviamente anche i mezzi di movimento hanno lavorato meno, basti pensare agli arei, il cui traffico si è quasi azzerato durante la prima ondata, rivedendo una piccola crescita solo nell’ultimo anno.

A quanto pare tutto ciò stando a quanto emerso da una ricerca del MIT ha avuto un effetto benefico dell’aria, infatti il livello di particolato in sospensione è calato drasticamente, pensate che l’India indicativamente tra marzo e maggio 2020, è tornata a vedere l’Himalaya, ciò ha portato anche ad un calo di fulmini scaricati del 7,6% rispetto allo stesso periodo dei tre anni precedenti.

 

I dati rilevati dal MIT

La teoria alla base di questa osservazione è molto semplice, la minore presenza di particolato in sospensione ha letteralmente sottratto superficie di nucleazione alle goccioline d’acqua atmosferiche che la sfruttavano per congelare e trasformarsi in ghiaccio, la cui frizione caricava elettricamente l’atmosfera per poi scatenare il fulmine.

La ricerca tra l’altro ha evidenziato come la riduzione dei fulmini fosse netta proprio nei giorni e nelle zone in cui era attivo il lockdown, una correlazione diretta a una riduzione generica della foschia e della nebbia.

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Pubblicato da
Eduardo Bleve