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Recensione Industria: un tentativo di ritorno alle origini

Industria è un ritorno alle origini: origini che risalgono a pietre miliari del gaming, con capolavori come Half Life e Bioshock, nei quali questo nuovo lavoro si può riconoscere attraverso le atmosfere, i dettagli e una ricerca intensa e profonda legata alla sua storia. Un ritorno ad una tipologia di opera difficile da trovare ai giorni nostri, e che punta tutto sulla ricerca di una verità complicata e non sempre chiara ad una prima occhiata.

Si tratta di un FPS da giocare esclusivamente in single player con una storia che riesce a fare da traino, nei panni di una donna in cerca di suo marito, scomparso in circostanze misteriose alla fine della Guerra Fredda in un Centro di Ricerca a Berlino Est. Una base solida, che getta le fondamenta per quella che sarebbe potuta essere una grande storia, in grado di superare le problematiche incontrate durante il gameplay e tutti quegli aspetti grezzi della grafica da rifinire con i prossimi aggiornamenti.

Apprezziamo il tentativo

Sebbene le premesse siano a tutti gli effetti molto promettenti (solo il fatto di richiamare alla mente titoli come Half Life, Half Life Alyx, Bioshock o Portal è un pregio), in questo caso apprezziamo il tentativo degli sviluppatori di Bleakmill nell’aver provato a portarci in un mondo nuovo che si ispira al passato. Ma nel contesto di questo titolo, rimane esclusivamente un tentativo, per quella che si è rivelato nella sua completezza un’opera problematica e soprattutto migliorabile sotto diversi aspetti.

Prima di districare i nodi della trama (senza spoiler ovviamente), affrontiamo l’aspetto della grafica e della sua ottimizzazione: la scelta di indirizzare molte risorse nel supporto al ray tracing, probabilmente con il senno di poi, è stata penalizzante per l’intera esperienza: non solo il ray tracing introduce problemi di stabilità e artefatti grafici anche troppo visibili durante la campagna, ma non apporta vantaggi fondamentali all’esperienza grafica complessiva, altrettanto godibile perfino in DX11.

Si tratta in ogni caso di una grafica grezza, che necessita di un perfezionamento mirato in particolare agli edifici, alle texture all’aperto, laddove invece robot e armi sono realizzati molto bene e in maniera accurata. I paesaggi creati sono di grande impatto sia nella ricostruzione degli edifici che poi nel loro aspetto abbandonato in simbiosi con i cadaveri delle macchine di una guerra passata, ma attuale. Un peccato dover subire dei cali di framerate a 30FPS o 40FPS con una RTX 3080ti, per un titolo così semplice e che teoricamente dovrebbe garantire delle prestazioni ben al di sopra della norma. Da segnalare anche l’assenza del supporto agli schermi Ultrawide.

Una trama dispersiva

Anche in questo caso le premesse sono state eccellenti, con un incipit chiaramente ispirato ad Half Life e che riesce ad emozionarci fin dal primo istante di gioco, ma che si perde nel corso dell’esperienza. La sceneggiatura non tiene il passo con le sue premesse, perdendosi in un mondo troppo vuoto, con un personaggio complementare con il quale non si riesce mai a empatizzare fino in fondo, e un finale che lascia l’amaro in bocca. Infatti, ci sono demo sul mercato che rischiano di durare più di questo gioco, e il problema della sua durata si riflette essenzialmente nella risposta dei giocatori agli stimoli narrativi.

La sceneggiatura si interrompe bruscamente, con un finale troppo veloce e che sembra tranciare di netto tutti i collegamenti con l’incipit, spiegando tutto e non spiegando nulla, proprio quando sembrava che il gioco stesse per spiccare il volo dalle fasi e dalle premesse iniziali. Le sole 2 ore e 30 minuti

necessarie per esplorare tutti gli edifici, tutti gli ambienti, uccidere tutti i nemici presenti nelle mappe e scoprire tutte le armi, sarebbero bastate solo per una mera introduzione nella gestione della trama, che in questo caso finisce sul più bello, senza quasi mai iniziare, in attesa magari di un sequel che a questo punto dovrebbe essere rilasciato gratuitamente come DLC in futuro, visto anche in costo del titolo. In gameplay allo stesso modo è decisamente semplificato, con una fase iniziale basata su puzzle semplificati all’estremo (in attesa di ottenere le armi per combattere) e in quest di gioco valide solo per il proseguimento della storia su un binario narrativo fisso e dal quale non ci si può allontanare in nessun modo.

Armi a più non posso

Un aspetto che abbiamo apprezzato è stato fin da subito la disponibilità di diverse tipologie di armi: la loro fattura, la risposta al fuoco, le munizioni sono tutti aspetti che convincono nella loro estrema semplicità e in grado di trasmettere un’esperienza genuina e in linea con questo mondo dominato dai robot. Chiaramente l’ascia iniziale richiama profondamente l’iconico piede di porco di Half Life, e le armi successive riescono a svolgere diversi compiti in maniera molto efficace.

Laddove l’intento fallisce di fronte alla realtà, è nella gestione dei nemici e nei metodi di scoperta delle armi: se in tanti altri titoli lo sblocco di una nuova arma significava moltissimo e spesso era in grado di rivelare un nuovo livello di confidenza del personaggio, in questo caso possiamo semplicemente trovare tutte le armi per strada, appoggiate su sedie o casse di legno e a metà gioco (dopo circa un’ora o un’ora e mezza) le avremo sbloccate tutte.

Ma a colpire ancora di più è la mancanza di scopo nella loro differenziazione: non ci sono tipologie di nemici appositamente costruiti per portarci ad usare un’arma più o meno efficace, bensì ogni nemico potrà essere sconfitto con la pistola, così come con il fucile a pompa o il mitra. Manca anche un sistema di parata che invece avrebbe fatto comodo, soprattutto con l’ascia e lo schema di attacco dei nemici è fin troppo semplificato. Sul versante nemici, ottimo il lavoro di costruzione e disegno, ma mancano dei boss in grado di impegnarci seriamente e la difficoltà normale potrebbe essere tranquillamente affrontata ad occhi chiusi.

Conclusioni

Ad aggravare la situazioni sono i vari bug, lag, rallentamenti, frame drop, crash che rovinano la godibilità dell’esperienza non consentendo di godersi e immergersi totalmente in una storia che senza dubbio ha un enorme potenziale, ma non sfruttato appieno. Il prezzo di 19,99 euro sembra fin troppo ottimistico per un’esperienza che dura tra le 2 e le 3 ore e che per il momento non risulta affatto ottimizzata, per quella che potrebbe tranquillamente essere una versione Alpha o al massimo una prima Beta del titolo. Certamente alcuni dei paesaggi e dei passaggi della storia sono incredibili da ammirare e le tinte vagamente horror che richiamano Bioshock sono un bel tocco nella totalità di Industria, ma alla fine dei conti si tratta di un titolo che non riesce a spiccare il volo, risultando in un’esperienza tutto sommato godibile (ad un prezzo inferiore o in sconto), ammesso che si riescano a risolvere i problemi di affidabilità e di crash che infastidiscono e non poco.

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Pubblicato da
Filippo Ferrante