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Green Pass, regali di Natale a rischio per gli scioperi in corso

La nuova ondata, stavolta non di Covid ma di scioperi contro il Green Pass, ha preso avvio nella giornata di ieri nei principali porti italiani.

Su tutti campeggia Trieste, i cui 900 lavoratori del primo scalo italiano risultano determinati a restare fermi fino a che “non sarà tolto l’obbligo del Green Pass“. Ma Trieste non è la sola ad avere un personale tanto ostinato: anche negli altri scali merci del Paese i lavoratori si stanno mobilitando. Certo, il caso di Trieste assume una certa rilevanza trattandosi del principale snodo marittimo italiano.

E a rischio ci sono numerosissime consegne, tra cui quelle delle settimane a venire, che potrebbero fortemente condizionare l’arrivo per tempo degli ordini effettuati sulle piattaforme online (Amazon, Zalando, Asos e molte altre) e il rifornimento dei negozi, nonché l’approvvigionamento di merci da parte delle fabbriche.

Green Pass, le proteste potrebbero compromettere i regali di Natale

Stop ai regali di Natale e addio ripresa” tuona il manovratore Giuliano Coslovich, davanti al varco 1 del porto triestino. “Il governo ci tratta da bestie e noi bruciamo il potere dei consumi. Con la paralisi italiana di porti e trasporti prima delle feste di fine anno, Europa e Asia

finalmente chiederanno a Roma cosa sta combinando”.

Il rischio per i regali di Natale è dunque concreto, anche se si tratta di una prospettiva sul lungo periodo.

Le proteste sono partite dalla fine dello scorso settembre, quando i lavoratori si erano visti rifiutare la richiesta di ottenere tamponi gratuiti per ottemperare all’obbligo della Certificazione Verde.

Eppure a compensare ci sarebbero le aziende, che secondo le parole del presidente del porto di Trieste Zeno D’Agostino starebbero anche offrendo tamponi gratuiti: “Non si può paralizzare un’infrastruttura strategica, rifiutando pure i tamponi offerti gratuitamente dalle aziende. Se un soggetto tradisce e assume illegalmente il governo del porto, l’autorità legittima è costretta a farsi da parte. Tre vie d’uscita: il fallimento interno della rivolta, la sua circoscrizione a un solo giorno, o il suo contrasto da parte delle forze dell’ordine”.

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Pubblicato da
Monica Palmisano