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Pfizer o AstraZeneca: le novità su effetti collaterali e terza dose

Ancora novità in arrivo sul vaccino di Pfizer. Molte nazioni in Europa e nel mondo si stanno muovendo per programmare una terza dose del siero anti Covid entro l’autunno. La lista degli Stati che hanno adottato questa strategia è sempre più nutrita. Oltre ad Israele, primo a prevedere tale scenario, ci sono ora Regno Unito, Francia e Germania.

 

Pfizer e AstraZeneca: effetti collaterali ed efficacia contro le varianti

A dettare una possibile terza dose di Pfizer c’è l’insorgenza della Delta, divenuta oramai predominante in Europa e molto più infettiva. Anche se come emerso da pubblicazioni su Lancet al New England Journal of Medicine, il farmaco statunitense conserva un alto tasso di protezione totale contro l’infezione da Covid nelle forme gravi, dopo sei mesi – stando a dati interni alla casa farmaceutica – l’immunità contro il virus scenderebbe dal 95% all’80%.

Confermate invece le indicazioni positive sui possibili effetti collaterali di Pfizer. A differenza di AstraZeneca, il siero statunitense si dimostra efficace per fasce d’eta. Non sono, infatti, segnalati casi di trombosi, come quelli seppur rari legati all’immunizzazione con AstraZeneca nella popolazione più giovane.

Anche in Italia, proprio in virtù dell’ottima tollerabilità del siero per l’organismo e della scarsa incidenza degli effetti collaterali, si è deciso di puntare sulla vaccinazione eterologa. I cittadini italiani under 60 con una prima dose di AstraZeneca possono ora effettuare il richiamo, a distanza di tre mesi, con il vaccino di Pfizer. Stando alla letteratura scientifica, il tasso di protezione contro il virus in tale circostanza supererebbe l’80% anche contro la variante Delta.

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Pubblicato da
GennaroS