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Covid-19: cosa c’è da sapere sulla variante indiana del coronavirus

L’attenzione mondiale è rivolta verso l’India, il paese più colpito delle ultime settimane con numeri record di contagi e di morti a causa del Covid-19. Non è solo questo, ma anche la presenza di diverse nuove varianti tra cui una nello specifico che è quello che viene chiamata semplicemente indiana. Si tratta della B.1.617 per via della mutazione della proteina spike che in questo caso sono addirittura due.

Al momento le informazioni non sono molte, ma si ha già una panoramica interessante. Per cominciare, già il fatto che presenta delle mutazioni a livello della proteina spike vuol dire che è più pericolosa. La suddetta proteina è sostanzialmente l’arma che usa per infettare le cellule del corpo umano e per evitare gli anticorpi. Da questo si evince che è più contagiosa del ceppo normale e apparentemente anche leggermente più letale con casi più gravi di Covid-19.

 

Covid-19: la variante indiana

Negli ultimi dati sul controllo del contagio in India, nello stato del Maharashtra oltre il 50% dei contagi sono dovuti proprio alla suddetta variante. Fino a poco fa si diceva che era responsabile di appena il 10% e quindi si è supposto che in fin dei conti non era così pericoloso. Tutto è cambiato nel giro di poco. La variante inglese, a cui si è data la colpa dell’attuale situazione invece, risulta presenta nel 28% dei casi.

La pericolosità è dovuta alle mutazioni del virus che si sta replicando. Come detto sono quelle che riguardano la proteina spike, la E484Q e la L452R, ma ce n’è anche un’altra che è la P618R. Quest’ultima è stata individuata in quella che permette al SARS-CoV-2 di penetrare più facilmente nelle cellule. Per quanto riguarda eventuali casi più gravi della malattia, del Covid-19, al momento servono più studi.

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Pubblicato da
Giacomo Ampollini