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Rifiuti radioattivi: ecco la batteria che rimarrà carica per 28 mila anni

Sembra un incredibile racconto di fantascienza quello che stiamo per dirvi. Da rifiuti radioattivi è possibile produrre una batteria che rimarrà in carica per lungo tempo. Non si parla di ore, giorni o mesi e nemmeno di qualche anno, bensì di 28 mila anni. Un tempo incredibile che potrebbe anche spaventare. Ma questa è la solita fake news o ci si può fidare? Ecco tutta la verità!

 

Una batteria che dura milioni di vite grazie ai rifiuti radioattivi

Pensiamoci bene, cosa succederebbe nel mondo se davvero una batteria potesse durare per ben 28 mila anni? Si parlerebbe di un ciclo fatto da milioni vite. I nostri smartphone non si scaricherebbero mai, così come gli smartwatch. Ma alzando lo sguardo al cielo immaginiamoci i viaggi nello spazio e le tecnologie che potrebbero migliorare la vita di tutti. Oltre al consumo energetico che calerebbe drasticamente. Senza contare le auto elettriche che non avrebbero più bisogno di raggiungere le colonnine di ricarica. E tutto questo grazie a dei rifiuti radioattivi.

Una notizia che ha dell’incredibile, ma sembra essere tutto vero (anche se qualche dubbio ce lo lascia). Si tratta di una ricerca condotta dalla startup Nano Diamond Battery in California. Questi geni stanno realizzando dei dispositivi di accumulo “circolari”

che si ricaricano costantemente senza mai fermarsi. E lo fanno per anni, migliaia di anni. Una tecnologia che sfrutta i rifiuti radioattivi. E di questi sparsi nel mondo ce ne sono tanti, basti pensare a Taranto, la nuova Chernobyl pugliese.

Trasformandoli in piccolissimi diamanti i rifiuti radioattivi diventeranno dei semiconduttori speciali. Efficienti e longevi saranno in grado di far durare la carica di una batteria per ben 28 mila anni.

Per ora questa startup californiana non ha ancora realizzato nessuna batteria del genere, ma ha promesso che nei prossimi 5 anni sarà sul mercato. Tutti si staranno chiedendo se queste batterie prodotte con i rifiuti radioattivi possono essere pericolose per la salute. A rispondere è l’azienda stessa:

Le pile DNV insieme alla sorgente sono rivestite con uno strato di diamante policristallino, che è noto per essere il materiale più termicamente conduttivo, ha anche la capacità di contenere la radiazione all’interno del dispositivo ed è il materiale più duro, [12] volte più resistente dell’acciaio inossidabile. Questo rende il nostro prodotto estremamente resistente e a prova di manomissione“.

Una scoperta che ha dell’incredibile e che merita di essere monitorata per verificare se davvero sarà possibile quanto detto da NDB.

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Pubblicato da
Osvaldo Lasperini