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Alzheimer, nuovo farmaco in test che previene la formazione di placche amiloidi

Una delle malattie peggiori della nostra epoca è senza ombra di dubbio il Morbo di Alzheimer, una malattia neurodegenerativa che porta ad un lento ma inesorabile e costante decadimento memo-cognitivo di chi ne soffre a causa di una diffusa morte neuronale provocata dalle famose placche senili, aggregati fibrosi che nel tempo, vanno ad occupare lo spazio extra-neuronale e intracellulare recando un danno e inducendo morte nelle cellule colpite.

Il responsabile di questo danno al Sistema Nervoso Centrale è un oligomero anomalo chiamato Amiloide Beta, il quale nasce da un clivaggio da parte di un tris di enzimi, Alpha-secretasi, Beta-secretasi e Gamma-secretasi, le quali, partendo da un precursore proteico denominato APP, effettuano dei tagli proteolitici specifici che nel caso dell’Alzheimer però, portano alla formazione di molecole insolubili che finiscono con l’aggregarsi all’interno dei neuroni, si tratta di fibrille dai pesi molecolari diversi, la Aβ-42 e la Aβ-40, con la prima decisamente più amiloidogenica.

Questi ammassi fibrillari, in quanto appunto insolubili tendono a depositarsi nel citosol dei neuroni, provocandone la sofferenza fino alla morte, la quale poi, provoca il rilascio delle fibrille nello spazio extracellulare, le quali andranno a ammassarsi in granuli visibili all’esame istologico che scateneranno una risposta infiammatoria mediata da astrociti e microglia che, richiamando neutrofili e macrofagi, porterà ad una tempesta di citochine infiammatorie che danneggerà irreversibilmente il cervello.

Un uovo farmaco

Al momento una cura definitiva per questa malattia non c’è, in realtà molte delle sue dinamiche sono ancora palesemente sconosciute, i trattamenti attuali sono conservativi e incentrati al miglioramento dei sintomi, senza però riuscire ad ottenere un blocco della progressione o un inversione della malattia.

Generalmente i farmaci in commercio puntano ad inibire il complesso delle secretasi andando a bloccare la gamma secretasi, si tratta infatti di GSI, γSecretase inibithor, i quali però, potrebbero presto venire sostituiti dai GSM, γSecretase Modulator, farmaci modulatori della gamma secretasi che eliminano tutti i problemi legati all’uso degli inibitori, andando a ridurre in modo importante i livelli del peptide amiloide 42 e di quello 40, mattoncini con cui si formano le placche senili.

Gli studi condotti dai ricercatori dell’Università della California e del Massachusetts General Hospital hanno avuto come soggetti roditori, scimmie e macachi affetti da Alzheimer precoce, essi hanno evidenziato, con basso dosaggio e ripetute iniezioni, un annullamento completo della produzione di amiloide beta 42 nei roditori, ed un calo del 70% nei macachi, un risultato strabiliante.

Dopo i risultati promettenti ottenuti dal farmaco, la sperimentazione umana è sempre più vicina, magari si tratterà di un primo passo verso la cura di questo male così devastante e così, forse ora meno, inarrestabile.

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Pubblicato da
Eduardo Bleve