Secondo Carlino prima dell’introduzione di una patrimoniale servirebbe però: “Una valutazione preliminare, riguardo alla caratteristica del prelievo, che da reale potrebbe essere trasformato in personale, considerando dunque tutte le forme di patrimonio ed eventualmente a base familiare anziché individuale“. Bisognerebbe comunque riuscire ad evitare casi di duplicazione del prelievo e contestualmente ad una rimodulazione decisa del’Irpef.
Come già accennato l’inserimento di una tassa patrimoniale andrebbe di pari passo con una rimodulazione dell’Irpef; rimodulazione che coinvolgerebbe soprattutto i redditi tra i 28mila e i 55mila euro. Questa infatti risulta la fascia più gravata dagli oneri fiscali. Il contribuito di Ricotti sottolinea come: “A parità di spesa pubblica ulteriori riduzione del prelievo sul lavoro potrebbero essere finanziate attraverso un maggiore carico fiscale sui consumi e sulla ricchezza, considerato meno dannoso per la crescita“.
Una via che però trova lo sbarramento di almeno due forze politiche che dovrebbero sostenere Draghi. Stiamo parlando della Lega di Salvini e di Forza Italia, storicamente contrari all’introduzione di una tassa patrimoniale. Starà ora all’abilità di Draghi capire se continuare su questa strada oppure cedere terreno in nome di una maggiore stabilità politica.