Challenge: da Jonathan Galindo alla Blackout Challenge, ecco le sfide che uccidono

Internet è un posto davvero pericoloso, soprattutto se a navigarci sono bambini e adolescenti ingenui. Ne è la prova la morte della bimba di dieci anni di Palermo finita nel vortice della Blackout Challenge, nonché una prova di soffocamento diffusa su Tik Tok. Ma non è l’unica sfida che ha provocato svariati morti. Nel 2020 infatti sbarcò quella di Jonathan Galindo, e ancor prima la Blue Whale, le quali allo stesso modo portarono delle conseguenze mortali.

 

Challenge: conoscerle per prevenire azioni spiacevoli

Blackout Challenge

Come vi abbiamo già accennato, la Blackout Challenge consiste nel togliersi l’ossigeno stringendo al collo una corda, una sciarpa o una cinta. Secondo alcuni pareri la sfida provocherebbe euforia, il che spinge i più piccoli a provarla. Nella verità però tale soffocamento «porta a sensazioni di panico e a una perdita di conoscenza che può causare dei profondi danni neurologici», come spiegato a Repubblica da Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di neuroscienze del Fatebenefratelli di Milano.

Jonathan Galindo

La storia si ripete ma in maniera piuttosto differente. In questo caso al centro vi è Jonathan Galindo un personaggio immaginario riscontrato su Tik Tok ma anche su Facebook ed Instagram. La challenge prende piede nel momento in cui la vittima accetta la richiesta d’amicizia dell’inquietante pupazzo. Dopodiché essi vengono contattati in privato con una strana proposta. L’utente malvagio a questo punto invia loro un link che richiede l’accesso in un gioco, il quale a sua volta prevede sfide e prove di coraggio che raggiungono l’autolesionismo.

L’esempio più recente di tale stregoneria è avvenuto in Italia e vede protagonista il suicidio di un bimbo napoletano di 11 anni. «Mamma, papà, vi amo ma devo seguire l’uomo col cappuccio», scrisse prima di cadere dall’undicesimo piano. Ad ogni modo trattasi di un fenomeno diffuso anche negli Stati Uniti, in Spagna e in Germania.

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