News

Coronavirus e gruppo sanguigno, scoperta correlazione, ecco chi rischia

L’emergenza Coronavirus sta nuovamente sferzando la nostra penisola e sembra proprio non volerne sapere di arrestarsi, il Sars-Cov-2 sta infatti vedendo una seconda ascesa dei contagi con una curva epidemiologica che oggi ha superato quota diecimila infetti, un valore a dir poco esagerato.

Ovviamente la ricerca si sta concentrando tutta nel trovare un vaccino che possa rendere la popolazione mondiale immune a questo virus per poi quindi abbattere la pandemia una volta per tutte, i risultati stanno anche per arrivare, ma serve attendere ancora qualche mese prima che il vero vaccino utilizzabile su massa arrivi ufficialmente negli ambulatori superando quindi tutti i trials clinici del caso.

Gli scienziati stanno quindi smembrando il virus e lo stanno studiando sotto tutti i punti di vista possibili, in modo da capirne bene i vari meccanismi molecolari, cosa che contribuirebbe a dovere nella lotta al patogeno.

La correlazione tra patogenicità e gruppo sanguigno

Recentemente un gruppo di scienziati ha condotto uno studio longitudinale tenendo sotto osservazione due gruppi di pazienti positivi, per un totale di 1980 pazienti provenienti da Spagna e Italia, le due nazioni colpite maggiormente fin dall’inizio, cercando una possibile correlazione tra il gruppo sanguigno dei pazienti e gli effetti del virus sull’organismo.

Dalle analisi condotte sono emersi dei risultati molto interessanti, infatti i ricercatori hanno notato che le infezioni più gravi sono presenti nei soggetti con un gruppo diverso da 0, ovvero i gruppi A, B e AB.

Nel dettaglio è stato notato che le infezioni più gravi sono presenti coi pazienti dotati di gruppo sanguigno A, mentre la percentuale cala drasticamente nei soggetti di gruppo sanguigno 0.

Dati alla mano quindi è emerso che i soggetti con gruppo sanguigno 0 non solo hanno meno probabilità di ammalarsi, ma, qualora dovessero risultare positivi, corrono un rischio decisamente inferiore di incorrere in complicazioni gravi.

Condividi
Pubblicato da
Eduardo Bleve