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App immuni: ecco perché ancora non funziona e non è utilizzata

L’emergenza Coronavirus ha visto gran parte della routine giornaliera di tutti subire uno stravolgimento davvero radicale, la quarantena che abbiamo trascorso ha infatti profondamente alterato un po’ le abitudini di tutti quanti ma è stata necessaria per prevenire un aumento spropositato dei contagi.

Una volta terminata la fase di quarantena però l’argomento cardine della lotta al virus è stata la prevenzione, ecco dunque che è entrata in gioco l’applicazione Immuni, sviluppata  dall’agenzia milanese Bending Spoons e disponibile gratuitamente sugli store digitali da giugno.

Nonostante l’indubbia utilità della piattaforma di tracking anonimo del virus, sono nati dei particolari disguidi tecnici a seguito della disavventura vissuta da due ragazze che hanno obbligato il Ministero dell’innovazione tecnologica e della digitalizzazione a dover vederci più chiaro.

L’app non ha funzionato come dovuto

Le due ragazze sono state vittima loro malgrado di una mancata notifica di esposizione da parte dell’app dopo che una delle due ha scoperto di essere positiva a seguito di un test sierologico prima, confermato da un tampone poi.

La seconda, nonostante la prima avesse provveduto ad aggiornare la propria piattaforma, non ha subito nessun avviso nonostante entrambe fossero state a contatto ravvicinato per oltre 15 minuti.

David Casalini, consigliere della ministra Paola Pisano e componente del team di digital transformation del governo, ha condotto numerose analisi, risalendo alla chiave crittografica usata dalla ragazza (con la sua collaborazione ovviamente), però non è riuscito a giungere ad una conclusione che spieghi perchè l’app in quel caso non abbia segnalato come di dovere.

Ma quindi da cosa è scaturito il problema ? L’unica spiegazione accettabile riguarda lo standard Bluetooth Low Energy adoperato per il funzionamento dell’app, il quale soffrendo di alcune imprecisioni dovute sia alle interferenze sia all’attenuazione da parte del corpo umano, non consente di dare una stima troppo precisa della distanza tra i vari utenti, un problema superabile tramite il GPS, soluzione però non applicabile a causa dei problemi di privacy ad essa legata.

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Pubblicato da
Eduardo Bleve