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Neuroni artificiali in impianti neurali, le neuroprotesi saranno il futuro

Uno degli organi più importanti del nostro organismo è sicuramente il cervello, il quale forma da solo il centro di integrazione ed elaborazione del nostro organismo.

La base morfologica fondamentale che lo costituisce è formata dai neuroni, cellule di grosse dimensioni, in grado di ricevere stimoli, elaborarli e immettere risposte.

Queste preziose cellule però, hanno come pecca fatale, la scarsa capacità di rigenerarsi, il che le rende uniche e insostituibili, dal momento che, a seguito di lesioni (per varie cause), le cellule morte non sono più rimpiazzabili con dei nuovi neuroni.

Questo porta ovviamente, i pazienti che hanno subito lesioni cerebrali, a non poter più recuperare determinate funzioni motorie o sensoriali, collegate ai neuroni che ne erano la base funzionale.

I ricercatori da sempre sono a lavoro per cercare una soluzione, per riuscire a migliorare la qualità della vita di questi pazienti.

Un piccolo passo in avanti sembra essere finalmente arrivato, dal momento che per la prima volta,  le proprietà elettriche dei neuroni

sono state riprodotte sui chip in silicio.

Una sfida che apre a una miriade di possibilità

I ricercatori del dipartimento di fisica dell’Università di Bath, capitanati dal professor Alain Nogaret, hanno riprodotto le funzioni ippocampali e di regolazione respiratoria dei neuroni di un ratto.

Per raggiungere questo risultato, i ricercatori hanno iniziato riproducendo a livello matematico il modello di risposta dei neuroni a determinati stimoli.

Il passo successivo e stato progettare il chip in silicio, riproducendo a livello elettronico, i canali ionici selettivamente permeabili a determinati ioni.

Il punto forte di questa tecnologia, risiede nel fatto che essa richiede circa un miliardesimo di energia rispetto a microprocessori che simulano la medesima funzione.

Questo nuovo traguardo apre un’infinità di possibili impieghi, come ad esempio la produzione di pacemaker intelligenti, in grado di regolare il battito cardiaco in virtù dei segnali in entrata dal cervello.

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Pubblicato da
Eduardo Bleve