fake news

Un panel di 35 ricercatori internazionali ha deciso di mettere un argine alle fake news, pubblicando sulla rivista Nature una definizione di magazine o riviste “predatorie”, ovvero quelle testate che antepongono interessi economici alla diffusione di notizie e articoli scientifici veritieri, non rispettando le norme redazionali e rivolgendosi in maniera aggressiva ai ricercatori che devono pubblicare i loro lavori.

Purtroppo il web è pieno di fake news che si vanno a sommare senza soluzione di continuità alle notizie vere e agli articoli scientifici scritti secondo i criteri della comunità. Per questo si è sentito il bisogno di organizzare il panel, in cui tra l’altro c’era un rappresentante per l’Italia: il professor Mauro Sylos Labini dell’Università di Pisa.

 

Fake news: ogni anno 400 mila notizie false difficili da individuare

Insieme al professor Labini, il gruppo di ricercatori ha calcolato che ogni anno circa 400 mila articoli che circolano sul web non rispettano gli standard accademici, pubblicati più che altro dietro un pagamento. Per chi fa ricerche online di conseguenza diventa difficile capire se l’articolo trovato comunichi un’informazione vera, soprattutto se si tratta di tematiche delicate come quelle medico-scientifiche.

Come ha dichiarato il professor Labini, economista del Dipartimento di Scienze Politiche a Pisa, la situazione è molto frastagliata ele riviste predatorie ingannano i colleghi inesperti, inquinano la valutazione della ricerca e diffondono informazioni potenzialmente false spacciandole per scientifiche. Si tratta di pubblicazioni a volte difficili da riconoscere, anche perché le numerose black list disponibili online non sono sempre coerenti fra loro, è quindi importante che la comunità accademica trovi un accordo su una definizione e individui le caratteristiche in grado di identificarle”.

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