Era il lontano 1986 quando, in una tranquilla notte di controlli presso Chernobyl, l’inadeguatezza degli addetti ai lavori e dell’infrastruttura provocarono un danno irreparabile. Vennero difatti infranti i protocolli di sicurezza, causando allo stesso tempo il surriscaldamento del reattore 3, non risolta in tempi in brevi a causa della rottura dei tubi di raffreddamento. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, la fuoriuscita di radiazioni ha coperto con una nube tutta l’Europa con conseguenze terribili per gli abitanti dell’epoca (fortunatamente non vi è stata una vera e propria esplosione
con la fusione del nocciolo).
In questo periodo l’Università di Bristol ha condotto uno studio nell’area con l’utilizzo di droni che hanno sorvolato i 15 chilometri quadrati nei dintorni della stessa. E’ emerso che, nonostante siano trascorsi oltre 33 anni dalla data del disastro, ancora oggi nessuna specie animale si è ripresa possesso della zona.
Oltre a questo i livelli delle radiazioni paiono essere ancora decisamente elevati, sopratutto nella cosiddetta foresta rossa (per la colorazione che hanno assunto le piante). Il motivo, si pensa, risieda nel lento rilascio nell’atmosfera di tutte le radiazioni assorbito nella data del disastro e nel corso degli successivi. Chernobyl resta radioattiva, e lo resterà per molto tempo ancora.