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Chernobyl e Fukushima: un team italiano contro i disastri nucleari

Un team di ricercatori dell’Università di Milano Bicocca è responsabile della misurazione della radioattività di centrali nucleari responsabili d’incidenti come Fukushima o Arkhangelsk in Russia. Analizzano i materiali con strumenti di alta precisione e sono specialisti sulle nubi radioattive tanto da risalire al sito dell’incidente nucleare solo seguendone la scia.

Dal Laboratorio di Radioattività della Bicocca sono state effettuate rilevazioni dopo Fukushima e dopo il recente incidente di Arkhangelsk in Russia. Ma sebbene i ricercatori italiani facciano un lavoro prezioso, le indagini svolte all’università non possono considerarsi ufficiali per valutare i rischi per la salute.

Massimiliano Clemenza, ricercatore del dipartimento di Fisica e coordinatore del gruppo, ha infatti dichiarato che:”quel compito è degli enti di controllo, Arpa, Isin, Vigili del Fuoco, che rilevano il superamento dei limiti.[…] La dose da radiazioni in tutti i recenti incidenti nucleari è sempre stata al di sotto dei limiti di legge e non dannosa per la popolazione italiana.”

 

Chernobyl e Fukushima: un team italiano contro i disastri nucleari

A livello di metodo i ricercatori registrano ogni movimento dell’aria raccogliendo quotidianamente campioni anche molto deboli grazie agli strumenti di laboratorio ad alta sensibilità. “Nel caso delle nubi radioattive abbiamo studiato modelli e algoritmi che ci permettono, quando la sorgente è ignota, di lavorare come detective e individuarla anche a migliaia e migliaia di chilometri.” – continua Clemenza.

Nel gruppo di ricerca di Bicocca c’è anche Elena Di Stefano, ricercatrice nel dipartimento di Fisica, e Giovanni Baccolo, proveniente dal dipartimento di Scienze dell’ambiente e della Terra. Tutti e tre lavorano nei locali del dipartimento due piani sottoterra con attrezzature molto sofisticate che gli permisero di misurare già nel 2011 l’impatto sull’area di Milano causato dal disastro di Fukushima.

E già all’epoca ci fu molta soddisfazione perché il team fu in grado di ricostruire che cosa successe a più di 9.000 chilometri di distanza.

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Pubblicato da
Flavio Mezzanotte