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Il 5G Tim, Wind, Tre e Vodafone è sicuro: ecco i motivi

Mancano pochi mesi all’ufficiale inaugurazione della rete 5G in Italia anche per gli utenti privati. L’attesa è tanta e nel corso dell’anno l’hype è cresciuto a dismisura, specie perché questa connessione andrà a rivoluzionare completamente moltissimi settori: dall’interazione con gli elettrodomestici e gli impianti casalinghi grazie all’IoT, fino a raggiungere la trasformazione di intere città con il piano sulle Smart Cities nonché intere filiere industriali.

D’altra parte, l’arrivo della nuova connessione non ha mancato di suscitare polemiche e talvolta stigmatizzazioni, sulla scia di ogni rivoluzione tecnologica che si rispetti. Anche se in questo caso i sospetti risultano stare maggiormente a cuore agli utenti, dal momento che si tratterebbe di mettere in discussione la propria salute e la propria sicurezza in favore della nuova tecnologia.

Ma è davvero così che stanno le cose? Quanto è pericoloso questo fantomatico 5G?

5G, la rivoluzione è alle porte: ma gli utenti hanno ancora perplessità sulla sua sicurezza

È naturale nutrire talvolta qualche forma di scetticismo nei confronti delle nuove tecnologie. Accettare ogni novità con calorosi benvenuti abbasserebbe la guardia dal perseguire controlli a tutela del cittadino.

Eppure in questa situazione sono stati diffusi allarmismi spesso senza alcun fondamento, sbandierati come slogan per tornaconti o per sentito dire, oppure frutto di una disinformazione di base dei diretti interessati. Sta di fatto che l’aspetto maggiormente preoccupante per gli utenti riguarda l’ipotetica cancerogenicità delle onde radio, direttamente correlata ad una maggior quantità di ripetitori installati.

A tal proposito, andrebbe chiarito che l’AIRC ha classificato l’esposizione ai campi magnetici come un “possibile (e non probabile) cancerogeno” nel 2011. Questa differenza è sostanziale, perché distingue tra un dato certo e una lecita supposizione. Al momento, quindi, il 5G non risulterebbe cancerogeno secondo le definizioni di cui sopra.

Inoltre, andrebbe considerato che l’esposizione alle onde dei ripetitori 5G sarà, diversamente da quanto si creda, inferiore al passato: ciò dipenderà da una maggiore uniformità delle reti di ripetitori sul territorio. Le frequenze utilizzate, infine, sarebbero meno penetranti in termini di SAR (Specific Absorption Rate) rispetto all’organismo umano.

A prescindere da tutto, però, è comunque complesso valutare questo discorso a priori: saranno il tempo e l’utilizzo ad evidenziare ulteriori dettagli da considerare in questa analisi.

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Pubblicato da
Monica Palmisano