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Google: le dichiarazioni dopo il ban dell’app che consegna marijuana

Google ha modificato la sua politica sui contenuti per il Google Play Store in modo tale che tutte le app che vendono o facilitanola vendita di marijuana siano vietate.

Presumibilmente, le app che si limitano a promuovere l’uso della marijuana sono ancora apparentemente consentite per Google. Dunque, è meno chiaro quale sia il destino delle app che non vendono effettivamente marijuana. Alcuni esempi di violazioni comuni includono ordinare marijuana attraverso un apposito carrello con acquisti in-app. Oppure, aiutare altri utenti ad organizzare la consegna della merce, o facilitarne la vendita in qualsiasi modo. In particolare, Google ha preso di mira Weedmaps (che, sì, offre ordini in-app) ed Eaze. Le app potrebbero essere rimosse, oppure rimanere nel Play Store ma senza la possibilità di effettuare veri e propri ordini.

Due app non rispettano le normative di Google a causa della possibilità di ordinare marijuana

Può darsi che la decisione sia dovuta soprattutto alla decisione di Google di rendere il Play Store più adatto ai bambini

. Anche negli Stati in cui il consumo è legale (e ricorda che Google è una società americana), il consumo da parte di minori è vietato. Quindi questo tipo di app per bambini non va bene in tal caso. Tuttavvia, Apple, ad esempio, dispone sia di Eaze che di Weedmap con una limitazione di età 17+. (sebbene nessuna app consenta l’ordine in-app). Apple ha già avuto trascorsi simili con queste app, ma tutto risale a circa cinque anni fa.

Abbiamo contattato Google, che ha confermato che sta collaborando con gli sviluppatori interessati per il rispetto della norma, che deve essere garantita nei prossimi 30 giorni. Non è chiaro il modo in cui Weedmaps o Eaze si conformerebbero senza rimuovere completamente i meccanismi di consegna dalle loro app (che ovviamente sarebbero le azioni suggerite da Google).

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Pubblicato da
Rosalba Varegliano