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Radiazioni smartphone: utenti Android intimoriti per via di valori falsificati

Una nuova inchiesta colpisce gli smartphone e le radiazioni da loro emesse. Da quanto riportato da diverse fonti, una nota azienda produttrice avrebbe introdotto nel mercato degli smartphone con valori SAR al di sopra della norma europea, mettendo in pericolo gli utenti. Sebbene questo problema sembra esser stato risolto attraverso un aggiornamento lampo, il timore si è diffuso ed ha insinuato nuovi dubbi negli utenti.

Radiazioni smartphone: cosa sono?

Le radiazioni emesse dagli smartphone non sono teorie complottistiche come le scie chimiche, ma bensì una verità che riguarda tutti gli utenti. In particolare, diversi studi scientifici hanno confermato che gli smartphone emettono delle radiazioni in momenti specifici come quelli delle chiamate. Questo tipo di emissione non è al pari delle radiazioni create dai raggi X e Gamma in quanto si classificano come “non ionizzate”; questo significa che non provocano mutamenti genetici del DNA.  Nonostante ciò, però, va segnalato che le suddette possono riscaldare i tessuti muscolari del corpo umano e creare danni minori.


Per prevenire tali ripercussioni, è stato verificato che valori emessi al di sotto dei 2 watt per chilogrammo (valore SAR)  non possono recare danno alla persona. Proprio per questo motivo, l’Europa ha fissato questa cifra come soglia massima e obbligatoria da rispettare.

Valori SAR alterati: cosa è successo nelle ultime ore

Dopo gli scandali scoppiati l’anno scorso in merito a presunti valori SAR al di sopra del limiti (classifica Forbes che trovate alla fine dell’articolo) , Xiaomi torna a far parlare di sé con due smartphone ben precisi. I protagonisti di questa nuova inchiesta sono il Redmi Note 5 e il Mi Mix 2s. A quanto pare, i valori SAR dichiarati in riferimento ai citati non erano veritieri e superavano di 0,9 e 0,94 watt il limite consentito. La casa produttrice ha subito risolto il problema attraverso un aggiornamento studiato ad hoc, ma il da farsi è ancora da decidersi.

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Pubblicato da
Paola Carioti