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Gli smartphone Android inviano 10 volte più dati a Google che iOS a Apple

La quantità di informazioni raccolte dagli utenti spesso lascia queste stesse persone interdette, spaventate e, soprattutto, preoccupate. Tutti questi dati vengono utilizzati per creare profili e, quindi, visualizzare pubblicità mirata su misura per le esigenze degli utenti.

Se lo scandalo di Facebook e di Cambridge Analytica ha portato un chiaro avvertimento a chiunque usi Internet, la verità è che c’è molto altro da scoprire. Uno studio recente ha rivelato che gli smartphone Android inviano 10 volte più dati a Google rispetto a iOS per Apple.

 

Le informazioni “viaggiano” su Google

È noto e riconosciuto che Google raccolga costantemente informazioni sull’utilizzo dei suoi servizi e dispositivi Android. Ciò che non si conosceva era la quantità di informazioni raccolte e come lo si faceva, specialmente sugli smartphone Android.

La ricerca guidata dal professor Douglas C. Schmidt della Vanderbilt University è giunta ad alcune conclusioni. Un certo numero di queste sono inquietanti, ma mostrano chiaramente il volume dei dati che vengono raccolti da uno smartphone Android da Google nel corso del tempo.

I primi dati rivelano che uno smartphone Android, senza essere in uso, invia dati a Google in un volume 10 volte superiore rispetto a quello inviato da iOS a Apple. Questo valore aumenta ogni volta che il dispositivo è in uso. In 24 ore, uno smartphone Android con Chrome attivo e in esecuzione in background, ha trasmesso la sua posizione 340 volte, effettuando 14 comunicazioni

all’ora. Le informazioni sulla posizione sono tra i più trasmittenti, contando sul 35% delle informazioni trasmesse. Da parte sua, ovvero da parte di iOS con Safari in esecuzione, le informazioni inviate senza il dispositivo in uso sono marginali.

Un altro fatto importante è che Google è in grado di associare dati anonimi ricevuti con informazioni reali degli utenti, utilizzando i loro algoritmi pubblicitari. Questi dovrebbero essere anonimi, ma quando i dati associati ai dispositivi vengono inviati, è facile tenere traccia degli utenti.

Questa pratica è estesa ad altri elementi dei servizi di Google, con l’ID del cookie DoubleClick, che registra l’attività dell’utente su uno dei siti. Quando Google associa questo identificatore a un account utente, è facile mappare l’attività svolta, qualcosa che dovrebbe essere anonimo dall’inizio.

Infine, e queste sono state le principali conclusioni dello studio, è stato dimostrato che la raccolta di informazioni da parte degli utenti Android si verifica principalmente quando i dispositivi non vengono utilizzati da essi.

Con oltre 2 miliardi di utenti Android con i loro dispositivi connessi 24 ore al giorno, è quasi impossibile quantificare la quantità di dati che Google può raccogliere e quindi elaborare. È chiaro che il bagaglio di informazioni che Google raccoglie sui suoi utenti è enorme e ha bisogno di questi dati per mantenere la sua struttura funzionante e generare profitti elevati.

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Pubblicato da
Federica Vitale