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Polizia usa le impronte digitali di un defunto al suo funerale per sbloccare l’iPhone

Polizia le impronte di un defunto per sbloccargli l’iPhone

Sbloccare l’iPhone di un morto è da sempre stato un argomento spinoso per governi e per Apple. Sono richieste che la compagnia ha ricevuto spesso, anche per casi molti gravi come attentati terroristici, eppure si sono sempre rifiutati di farlo. Per questo, molti governi e le relative autorità, hanno cercato metodi per farlo da solo. Uno dei più usati, sui modelli che presentano il Touch ID, è quello di usare le impronte del morto, ovvero le dita, per sbloccare il dispositivo, anche se spesso non funziona.

È successo di nuovo

Circa un mese fa, un ragazzo in Florida è stato ucciso dalla polizia in seguito alla sua fuga. Qualche giorno più tardi, dei detective, si sono presentati al funerale, che si stava tenendo in una casa privata tra l’altro, sono entrati, si sono avvicinati alla salma esposta e hanno tentato di sbloccare l’iPhone con il dito gelido

del morto. Tutto questo con la ragazza presente, la quale si è sentita violata nella privacy. Il distretto si è difeso dicendo che una volta morto, non c’è il diritto alla privacy e che comunque non sono riusciti nel loro intento.

Come detto, non è la prima volta che succede questa cosa. Apple si è sempre rifiutata, anche da ordini diretti del governo come quando gli era stato di chiesto di creare un sistema operativo apposito, il govt OS. L’unico mezzo che hanno le autorità come anche l’FBI, è uno strano dispositivo che non funziona sempre.

In ogni caso, usare le impronte di un morto è legale, almeno negli Stati Uniti, anzi, addirittura più legale che obbligare un vivo a farlo. In tal caso sarebbe una violazione del quinto emendamento che parla dell’autoincriminazione; se sei morto, non hai coscienza quindi non vale.

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Pubblicato da
Giacomo Ampollini