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HTC U11 Eyes, che senso ha usare un processore vecchio ormai di due anni?

HTC U11 Eyes

Era il dicembre 2015 quando Qualcomm ha annunciato che avrebbe rinominato i suoi chipset SD620 e SD618 come Snapdragon 652 e Snapdragon 650. I nuovi processori più potenti della serie SD600 hanno iniziato a comparire negli smartphone all’inizio del 2016. Da allora iniziò un afflusso di questi dispositivi nei dispositivi di fascia media e la cosa continuò anche all’inizio del 2017 come con lo smartphone Nubia Z17 Mini.

HTC U11 Eyes

Anche se il chipset è stato piuttosto popolare negli anni passati vedere che ancora nel 2018 un nuovo dispositivo di una compagnia come HTC usi questo genere di processore fa strano. Anche senza allontanarsi da Qualcomm troviamo comunque due nuove generazioni, l’SD653 e l’SD660.

HTC U11 Eyes è un dispositivo di fascia media superiore con un costo di 500 dollari. Se l’obbiettivo era lasciare il prezzo così com’è adesso allora era meglio optare comunque per uno Snapdragon 653 che risulta leggermente più veloce e presenta un modem LTE X9

di nuova generazione e ha poco più di un anno.

Idealmente lo Snapdragon 660 sarebbe il migliore, ma come già detto avranno evitato per un eccessivo aumento dei costi. Un’altra opzione sarebbe stata l’SD636, che anche se è un chipset di una serie inferiore grazie ai suoi octa-core Kryo 260 con un clock a 1.8GHz risulta più potente. Insieme alla tecnologia di codec aptX di Qualcomm, Spectra 160 ISP, X12 LTE Modem e prodotto su un nodo 14nm molto efficiente. In tutti i punti sarebbe stata un’altra opzione che era migliore della SD652.

Per un normale utente questo non fa differenza, ma per un esperto di tecnologia è una delusione. Con le giuste ottimizzazioni dell’interfaccia utente tutte le funzionalità non risultano minimamente compromesse. Le applicazioni non vengono aperte con una fluidità come gli altri smartphone del 2017/2018, ma alla fine portano a termine il loro lavoro. Nonostante il nodo con cui è costruito è di 28nm la grossa batteria compensa tale “problema”.

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Pubblicato da
Giacomo Ampollini