Cosa pensa degli smartphone il creatore del primo cellulare?

Ormai, quando si esce, è più facile dimenticarsi le chiavi di casa nella toppa interna che il proprio smartphone!! Un compagno ed assistente, quasi per tutti, indispensabile per comunicare nel quotidiano e svolgere le più disparate attività. Ovviamente però, i device attuali sono il frutto di oltre 3 decenni di continui miglioramenti ed invenzioni; il primo cellulare è stato lanciato nel 1982 da Maritn Cooper, oggi ottantaseienne, che si è offerto di rilasciare una lunga intervista in cui esprime il suo pensiero sui moderni smartphone.

Qualcuno sa qual è stato il primo cellulare al mondo? Si tratta del Motorola DynaTAC 8000X. Un dispositivo che pesava più di un chilogrammo ed era lungo ben 23 cm. Per poterlo utilizzare 36 minuti era necessario farlo ricaricare per circa 9 ore e, soprattutto, erano necessari 3600 $ per poterlo acquistare.

Fermi là! Non fate paragoni con gli attuali smartphone che, se pesano più di 100 gr, iniziano ad essere considerati poco maneggevoli. Ricordate che, quando Cooper fece la prima telefonata senza trovarsi in macchina o in un edificio, era il lontano 1982! Da quel momento in poi il primo cellulare si sarebbe potuto solamente migliorare.

Ascoltando le parole dell’inventore del primo cellulare, c’è da rimanere un po’ perplessi riguardo alla sua rigida posizione pregna di scetticismo sull’utilità di smartphone ridondanti di applicazioni. Secondo la sua filosofia c’è troppa dipendenza verso le applicazioni e, presto o tardi, si raggiungeranno livelli talmente alti di intelligenza artificiale che saranno le applicazioni stesse a comprendere i nostri gusti ed a crearsi e presentarsi ai potenziali acquirenti. Una visione che sa un po’ di fantascienza forse ma, sostanzialmente, tende a farci riflettere su quanto effettivamente dipendiamo dalla nostra inseparabile suite di applicativi utilizzati tutti i giorni.

Alla domanda riguardante il futuro della telefonia mobile Cooper risponde affermando la sua idea secondo la quale presto potremo impiantarci un microchip sotto pelle e comanderemo il dispositivo solo col pensiero, perché lo smartphone saremo noi stessi.

Per quanti volessero conoscere l’intero contenuto dell’intervista, il video è disponibile qui sotto.

Intanto ci piacerebbe sapere se secondo voi Cooper ha ragione… Dipendiamo troppo dalle applicazioni dei nostri smartphone??

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Pubblicato da
Carla Stea