Un altro tassello si aggiunge al grande puzzle dell’esplorazione spaziale, e questa volta arriva dalla Cina. Durante un simposio a Pechino, gli scienziati dell’Accademia Cinese delle Scienze (CAS) hanno annunciato con un certo entusiasmo un risultato che — per chi ama lo spazio — suona quasi come fantascienza che diventa realtà: tre satelliti cinesi sono riusciti a prendere posizione in una zona orbitale piuttosto insolita, chiamata orbita DRO (distant retrograde orbit), che si trova nel vasto spazio tra la Terra e la Luna.
Il triangolo cinese nella distant retrograde orbit
Ora, detta così può sembrare un dettaglio tecnico per addetti ai lavori, ma fermiamoci un attimo. L’orbita DRO non è un punto qualsiasi del cielo: si tratta di una traiettoria particolare, che gira intorno alla Terra ma in senso opposto rispetto al moto lunare. In pratica, è una sorta di zona “calma” nello spazio, stabile e con pochissimi consumi energetici. Un posto perfetto, insomma, per piazzare satelliti che devono restare in ascolto o in attesa. Ed è proprio quello che hanno fatto DRO-A e DRO-B, che ora comunicano attivamente con un terzo satellite, DRO-L, rimasto in un’orbita terrestre più vicina.
L’impresa non è stata una passeggiata. Raggiungere quell’orbita e restarci, mantenendo il collegamento tra più satelliti a distanze così ampie, richiede tecnologie super raffinate. Ma il team cinese ha tirato fuori un asso dalla manica: un sistema di navigazione e propulsione che ha permesso di risparmiare l’80% del carburante rispetto a quanto normalmente servirebbe per una missione del genere. È come andare da Milano a Roma con un litro di benzina — quasi incredibile, ma vero.
E cosa ci si fa con tre satelliti messi in fila nel mezzo dello spazio Terra-Luna? Tantissimo. Serviranno per fornire navigazione autonoma ai veicoli spaziali, sincronizzare l’ora delle basi lunari con una precisione quasi maniacale, e dare un supporto scientifico e logistico a chi, nei prossimi anni, si avventurerà più lontano, magari fino a Marte.
Questo nuovo “triangolo spaziale” potrebbe diventare una sorta di autogrill orbitale: un punto di passaggio strategico per missioni umane e robotiche dirette nello spazio profondo. E non è tutto: l’orbita DRO, per la sua stabilità e per la posizione, è perfetta anche per esperimenti scientifici delicatissimi, come quelli sulla fisica quantistica o sugli atomi in condizioni estreme.
Insomma, la Cina ha appena posato le basi per un nuovo snodo orbitale, un hub tranquillo e silenzioso che un giorno potrebbe diventare il cuore pulsante delle missioni spaziali del futuro. Un piccolo passo per tre satelliti, ma un gran bel salto per l’idea di abitare davvero, e stabilmente, lo spazio profondo.