Il processo antitrust che vede Google nel mirino del Dipartimento di Giustizia USA sta sollevando scenari fino a pochi mesi fa impensabili. Tra le ipotesi più radicali emerse in aula c’è la possibile cessione di Chrome, il browser web più utilizzato al mondo. Ed è proprio su questa eventualità che si è espresso Nick Turley, dirigente di spicco di OpenAI, dichiarando che l’azienda valuterebbe seriamente l’acquisto di Chrome se si presentasse l’occasione.
Antitrust, browser e intelligenza artificiale: cosa c’entra OpenAI
Il DOJ ha proposto come soluzione all’attuale squilibrio di mercato la separazione forzata di alcuni asset strategici di Google, tra cui proprio Chrome e Android. OpenAI, dal canto suo, vede nella possibilità di gestire direttamente un browser come Chrome un’opportunità per integrare le proprie tecnologie AI in modo più profondo e naturale. Secondo Turley, l’esperienza utente potrebbe migliorare notevolmente se ChatGPT e le soluzioni basate su intelligenza artificiale venissero incorporate direttamente nella navigazione web.
Il dirigente ha anche sottolineato le difficoltà di penetrazione nei dispositivi Android, dove Gemini – l’assistente AI di Google – è preinstallato. Nonostante la recente apertura di Apple all’integrazione con OpenAI, il controllo che Google esercita su Android e Chrome resta un ostacolo forte per le alternative.
Un equilibrio di mercato sempre più fragile
Dall’altro lato, Google respinge le accuse, sostenendo che la sua posizione di mercato deriva da scelte volontarie degli utenti. Tuttavia, il processo ha già portato alla luce accordi economici miliardari tra Google e produttori di dispositivi. Come confermato da un vicepresidente dell’azienda, dal gennaio 2024 è attivo un contratto biennale con Samsung per la preinstallazione di Gemini, con pagamenti mensili regolari. Anche se modificato in corsa per permettere l’aggiunta di altre AI, l’accordo dimostra quanto la presenza predefinita nelle app sia ancora decisiva.
Con Chrome che resta uno dei principali canali di accesso alla ricerca e alla pubblicità online – che da sola ha fruttato quasi 46 miliardi di euro nel terzo trimestre 2024 – una sua eventuale cessione avrebbe effetti profondi, non solo per Google ma anche per tutto l’ecosistema digitale.
Per OpenAI, entrare nel mondo dei browser potrebbe rappresentare un passo chiave per rafforzare la propria presenza nel mercato consumer, andando oltre il ruolo di fornitore di chatbot. Ma per il momento, si tratta ancora solo di un’ipotesi.