Avete presente quei video spettacolari in cui i droni fanno capriole, looping e virate a tutta velocità tra alberi, edifici o corridoi strettissimi? Fino a poco tempo fa, per ottenere quelle acrobazie serviva un pilota umano con riflessi da videogiocatore professionista e tanto, tantissimo allenamento. Ma le cose stanno per cambiare, e a dirlo è la scienza — o meglio, l’intelligenza artificiale.
Come l’intelligenza artificiale sta trasformando i droni
Un team di ricercatori dell’Università di Zhejiang, in Cina, ha sviluppato un nuovo sistema che permette ai droni di eseguire acrobazie in autonomia, e non solo in spazi aperti e sgombri, ma anche in ambienti affollati e complessi, tipo stanze, parcheggi o passaggi stretti. Il bello? Riescono a farlo senza schiantarsi contro muri o rami, cosa non affatto scontata quando ci si muove a velocità folli in tutte le direzioni.
Il segreto è un mix di mappature 3D, visione artificiale e tanta, tantissima matematica. Il sistema prende quello che normalmente fa un pilota — pianificare una traiettoria, tenere d’occhio gli ostacoli, regolare l’assetto — e lo affida a un cervello digitale super allenato. I ricercatori parlano di “intenzioni acrobatiche”, cioè un modo elegante per dire che il drone sa dove vuole andare e come fare per arrivarci, anche se nel mezzo ci sono ostacoli, curve strette o improvvisi cambi di direzione.
Il sistema è stato testato su droni FPV, quelli usati per gare e riprese spettacolari, sia in simulazione che in voli reali. I risultati? I droni sono riusciti a fare manovre complesse come looping, tonneau e curve combinate, mantenendo precisione e stabilità anche in spazi chiusi. Anzi, in alcuni casi hanno fatto meglio dei piloti umani più esperti. Tutto questo senza bisogno di un telecomando, ma solo con l’autonomia di bordo e una buona mappa iniziale.
Insomma, non siamo ancora ai droni che volano da soli a fare gare freestyle nel bosco… ma ci stiamo andando molto vicini. E se l’idea di un futuro con droni acrobatici intelligenti vi intriga, tenete d’occhio Science Robotics — è lì che è stato pubblicato lo studio completo.