Terraformare Marte. Solo a dirlo fa venire i brividi (quelli buoni, da film di fantascienza anni ‘80). L’idea di trasformare quel pianeta rosso e polveroso in una nuova casa per l’umanità è da sempre una delle fantasie spaziali più affascinanti. Ma – e qui arriva il ma – la realtà è, come spesso succede, decisamente più testarda dell’immaginazione.
Motori a fusione e impatti cosmici
Un nuovo studio presentato alla Conferenza di Scienze Lunari e Planetarie da Leszek Czechowski (un nome che sembra già uscito da un romanzo sci-fi) mette i piedi per terra – o su Marte, in questo caso – e ci mostra quanto sia davvero complicato il discorso. Spoiler: parecchio.
Partiamo dalla pressione atmosferica. Su Marte è così bassa che, se ti togli la tuta, il tuo corpo comincia letteralmente a bollire. Non per modo di dire: l’acqua evapora subito. Fine dei giochi. Esiste però una zona, Hellas Planitia, dove la pressione è un filo più alta. Ancora non ci vivresti, ma è qualcosa. Tipo: l’acqua lì bolle a 50 °C invece che subito. Meglio di niente.
Il punto è che per iniziare a rendere Marte anche solo vagamente vivibile, bisognerebbe aumentare la pressione atmosferica di almeno dieci volte. E come si fa? Ecco la proposta: prendere degli oggetti belli grossi dalla Fascia di Kuiper (una specie di deposito spaziale oltre Nettuno, pieno di roba ghiacciata) e farli schiantare sul pianeta. Boom. L’impatto rilascia gas e calore, e l’atmosfera si arricchisce. Idea folle? Un po’. Ma anche affascinante.
Certo, portare quei cosi fin lì non è esattamente una passeggiata. Czechowski immagina un sistema di propulsione a fusione (non esiste ancora) con motori ionici per guidarli. Fantascienza? Per ora sì, ma almeno è fantascienza con i piedi per terra.
Insomma, non traslochiamo su Marte dopodomani. Però è bello sapere che qualcuno ci sta lavorando. Magari un giorno, molto più avanti, qualcuno nascerà su Marte e riderà pensando che una volta bastava una tuta per sopravvivere.