mercoledì, Aprile 30, 2025

Marte non è pronto per noi (e nemmeno noi per Marte)

Uno studio esplora la possibilità di terraformare Marte usando impatti controllati da oggetti della Fascia di Kuiper.

Uno studio esplora la possibilità di terraformare Marte usando impatti controllati da oggetti della Fascia di Kuiper.

Terraformare Marte. Solo a dirlo fa venire i brividi (quelli buoni, da film di fantascienza anni ‘80). L’idea di trasformare quel pianeta rosso e polveroso in una nuova casa per l’umanità è da sempre una delle fantasie spaziali più affascinanti. Ma – e qui arriva il ma – la realtà è, come spesso succede, decisamente più testarda dell’immaginazione.

 

Motori a fusione e impatti cosmici

Un nuovo studio presentato alla Conferenza di Scienze Lunari e Planetarie da Leszek Czechowski (un nome che sembra già uscito da un romanzo sci-fi) mette i piedi per terra – o su Marte, in questo caso – e ci mostra quanto sia davvero complicato il discorso. Spoiler: parecchio.

Partiamo dalla pressione atmosferica. Su Marte è così bassa che, se ti togli la tuta, il tuo corpo comincia letteralmente a bollire. Non per modo di dire: l’acqua evapora subito. Fine dei giochi. Esiste però una zona, Hellas Planitia, dove la pressione è un filo più alta. Ancora non ci vivresti, ma è qualcosa. Tipo: l’acqua lì bolle a 50 °C invece che subito. Meglio di niente.

Il punto è che per iniziare a rendere Marte anche solo vagamente vivibile, bisognerebbe aumentare la pressione atmosferica di almeno dieci volte. E come si fa? Ecco la proposta: prendere degli oggetti belli grossi dalla Fascia di Kuiper (una specie di deposito spaziale oltre Nettuno, pieno di roba ghiacciata) e farli schiantare sul pianeta. Boom. L’impatto rilascia gas e calore, e l’atmosfera si arricchisce. Idea folle? Un po’. Ma anche affascinante.

Certo, portare quei cosi fin lì non è esattamente una passeggiata. Czechowski immagina un sistema di propulsione a fusione (non esiste ancora) con motori ionici per guidarli. Fantascienza? Per ora sì, ma almeno è fantascienza con i piedi per terra.

Insomma, non traslochiamo su Marte dopodomani. Però è bello sapere che qualcuno ci sta lavorando. Magari un giorno, molto più avanti, qualcuno nascerà su Marte e riderà pensando che una volta bastava una tuta per sopravvivere.

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