John Elkann ha dipinto un quadro allarmante durante l’assemblea degli azionisti di Stellantis. L’industria automobilistica, a suo dire, è stretta in una morsa pericolosa. Gli Stati Uniti impongono dazi sempre più pesanti, mentre l’Unione Europea spinge su regolamenti ambientali considerati irrealistici. In questo scenario, la Cina avanza, pronta a conquistare il primato nei mercati mondiali. Non è forse folle pensare che l’Europa e gli Stati Uniti, continenti base dell’automobile, stiano lasciando spazio al gigante asiatico? Elkann ha messo in guardia da una deriva che potrebbe travolgere occupazione, innovazione e intere comunità produttive. Ha parlato anche di condizioni “estreme”, di una transizione che rischia di trasformarsi in shock economico e sociale. Secondo il presidente del gruppo, senza interventi urgenti, le conseguenze saranno irreparabili e si rischia di vedere le fabbriche svuotarsi e la leadership industriale sbriciolarsi.
Quadro americano ed europeo dopo i dazi e le regole imposte
Negli Stati Uniti, le tariffe non sembrano avere fine. Elkann ha ricordato come le case automobilistiche debbano fare i conti con una catena di dazi che colpisce acciaio, alluminio, componenti e auto finite. Non basta parlare del famoso 25% sulle auto importate: dietro si nasconde una rete soffocante di barriere. Eppure, qualche spiraglio si intravede. Il riferimento è andato a Donald Trump, che avrebbe aperto all’ipotesi di una sospensione dei dazi per alcuni Paesi. Canada, Messico e altri partner potrebbero vedere attenuate le misure. Elkann ha definito queste parole incoraggianti, ma ha chiesto di passare dalle intenzioni ai fatti. Può davvero una dichiarazione invertire la rotta di una guerra commerciale? Probabilmente no.
Non sono mancate critiche all’Unione Europea. Il presidente di Stellantis ha parlato di un percorso di elettrificazione slegato dalla realtà. Le regole sulle emissioni sarebbero troppo rigide, imposte con una fretta che non tiene conto del mercato. Elkann ha accusato i governi europei di aver ritirato gli incentivi con scelte “brusche”. Le infrastrutture, ha detto, restano insufficienti. Come si può chiedere una rivoluzione industriale senza dare strumenti adeguati? Servono misure concrete e coordinate, oppure il sorpasso della Cina sarà solo questione di tempo. Secondo Elkann, non tutto è perduto ma il tempo stringe e tra dazi e leggi tutto è più complicato.