Da quando, nel 2018, Mark Zuckerberg si è presentato per la prima volta al Congresso con il suo completino blu e l’aria da studente modello pronto all’interrogazione, di strada ne ha fatta. Quella volta rispose a raffica per ore, con una pazienza quasi robotica e calcolata. Ma quella che allora sembrava una scena da evitare a ogni costo, oggi è diventata routine. Da allora è comparso otto volte davanti al Congresso e ha fatto almeno un paio di giri anche in tribunale. Sa come muoversi, dosare le parole, reggere la pressione.
Il processo che potrebbe riscrivere il potere nei social media
Solo che stavolta l’aria è diversa. Zuckerberg non è lì per un’audizione pubblica con i microfoni accesi e i riflettori puntati: è in un vero processo. E non uno qualsiasi, ma uno con accuse pesanti mosse dalla Federal Trade Commission (FTC), che non si limita a dargli dello scorretto: lo accusa di essere un monopolista. In ballo ci sono Instagram e WhatsApp, le due acquisizioni più strategiche della storia di Meta. E secondo l’FTC, non si è trattato solo di mosse lungimiranti, ma di un piano deliberato per schiacciare la concorrenza: comprare o distruggere.
Il punto è che la FTC vuole spingersi oltre: propone lo smembramento di Meta. Avete capito bene. L’obiettivo finale sarebbe separare Facebook da Instagram e WhatsApp. Una mossa clamorosa che cambierebbe le regole del gioco digitali e ridisegnerebbe la mappa del potere nei social media.
Zuckerberg, ovviamente, non ci sta. Sostiene che l’integrazione tra le piattaforme ha portato benefici ai consumatori, migliorato l’esperienza e sostenuto la crescita. A suo dire, la concorrenza è più viva che mai: basta guardare TikTok, YouTube, iMessage. Ma la FTC ha fatto i compiti: ha tirato fuori vecchie email in cui lo stesso Zuckerberg scriveva frasi del tipo “meglio comprare che competere”. Parole che, in un’aula di tribunale, pesano come macigni.
E poi c’è il contesto politico. La tensione tra la politica americana e le big tech è altissima. La FTC è sotto pressione, i rapporti sono tutt’altro che distesi. Ci sarebbe stato persino un tentativo (fallito) da parte di Trump di spegnere la causa, con un incontro privato con Zuckerberg alla Casa Bianca. Meta glissa, la Casa Bianca nega, ma l’aria è densa di non detti.
Il processo sarà lungo, e non sarà uno show da prime time. Ci saranno testimonianze importanti, come quella di Sheryl Sandberg, ex numero due di Meta. Il tono sarà serrato e tecnico, con i legali della FTC pronti a smontare pezzo per pezzo l’impero costruito da Zuckerberg.
Insomma, per Meta questo è un crocevia delicatissimo. Il passaggio al metaverso doveva segnare una rinascita, ma prima di costruire mondi nuovi, bisognerà difendere quelli vecchi. E questa volta, non basteranno qualche slogan e un power suit.