La fine del supporto potrebbe sembrare irrilevante per chi cambia smartphone con regolarità. Milioni di persone nel mondo però continuano ancora ad usare dispositivi con Android 12 installato. Per questi utenti, che spesso utilizzano lo smartphone in modo semplice e funzionale, il concetto di aggiornamento è poco chiaro. L’interruzione delle patch di sicurezza, però, li espone a rischi crescenti. Soprattutto in un periodo in cui le minacce digitali sono in continuo aumento. Molti di queste persone quindi non sapranno mai di avere un telefono vulnerabile.
Ora che Google ha smesso di occuparsene, mantenere la sicurezza di questi telefoni ricade così sui produttori. Chi vorrà offrire ancora aggiornamenti dovrà effettuare il cosiddetto backporting delle patch. Ovvero prendere le correzioni pensate per versioni successive di Android e adattarle manualmente a quelle più vecchie. Anche se purtroppo non è affatto un’operazione semplice, poiché richiede risorse, competenze e una volontà aziendale precisa. Solo le aziende più strutturate possono permetterselo. Tra queste, Huawei potrebbe farsi avanti. La sua EMUI, basata ancora su Android12, potrebbe beneficiare di interventi personalizzati, nonostante le difficoltà legate al ban statunitense e alla ridotta presenza sul mercato occidentale.
Samsung si conferma invece una delle scelte più affidabili. I suoi smartphone, infatti, dalla fascia media in su, ricevono aggiornamenti per almeno cinque anni. Insomma, in un contesto in cui molti sistemi vengono abbandonati rapidamente, questa è una garanzia preziosa per chi vuole un dispositivo sicuro e che duri a lungo.