Succede tutto in una giornata: Donald Trump firma una serie di ordini esecutivi, ma ce n’è uno che fa più rumore degli altri. Il presidente USA punta tutto su un ritorno massiccio al carbone. Ma stavolta non lo fa solo per motivi industriali o nostalgici: lo fa in nome dell’intelligenza artificiale. Sì, proprio così. Secondo Trump, per far funzionare tutti quei data center affamati di energia servono tonnellate di elettricità. E il carbone — “bellissimo e pulito”, come ama chiamarlo — sarebbe la soluzione perfetta per alimentare la rivoluzione AI made in USA.
Una scelta controversa per la crescita digitale
Nel dettaglio, l’ordine prevede l’apertura di nuovi giacimenti su suolo federale, la definizione del carbone come “minerale critico” e una semplificazione delle regole ambientali per agevolarne l’estrazione. Ma la vera novità è che viene chiesto un piano per individuare dove esistano già infrastrutture a carbone adatte ad ospitare (o supportare) i futuri data center dedicati all’intelligenza artificiale. Tradotto: se hai una vecchia centrale a carbone, potresti trovarti presto un server gigante nel cortile.
Trump non ci gira troppo intorno: “Ci serve il doppio dell’elettricità di oggi, se vogliamo stare al passo con l’AI”, ha detto. E anche se può suonare provocatorio, i numeri non sono campati per aria. Alcuni studi parlano di una crescita della domanda energetica del 15% nei prossimi cinque anni — un’enormità, se pensiamo che finora l’aumento medio annuo era solo dello 0,5%.
Ex CEO di Google Eric Schmidt, Manish Bhatia di Micron e Alexandr Wang di Scale AI hanno detto chiaramente, davanti alla Commissione Energia della Camera, che servono più centrali, più energia, più tutto. E subito. Il problema è: a quale costo?
La mossa, infatti, riporta sotto i riflettori un settore in crisi da tempo. Il carbone copre solo il 15% del fabbisogno energetico statunitense oggi, contro il quasi 50% del 2011. Le centrali attive sono dimezzate e molte sono in lista per la chiusura. Riuscirà davvero questo “ritorno al passato” a soddisfare i bisogni di un futuro sempre più digitale?
E poi c’è la questione ambientale, ovviamente. Molte big tech — da OpenAI a Google — investono da anni in energie pulite: solare, nucleare, persino CO₂ negativa. Puntare ora sul carbone rischia di creare uno strappo con quell’industria che proprio l’AI la sta facendo crescere. Ma nel clima politico attuale, potrebbe contare di più il controllo delle risorse che la coerenza con la sostenibilità.
Una cosa è certa: questa è una svolta netta. E se davvero il carbone tornerà a fare da motore per l’innovazione, ci aspetta un futuro dove high-tech e old-school potrebbero incontrarsi in modo molto più concreto (e controverso) di quanto pensassimo.