venerdì, Maggio 9, 2025

Fusioni e ciambelle: Sparc e il sogno di energia pulita infinita

Sparc, il reattore a fusione di CFS, punta a produrre energia pulita e infinita usando un tokamak e magneti superconduttori.

Sparc, il reattore a fusione di CFS, punta a produrre energia pulita e infinita usando un tokamak e magneti superconduttori.

Immaginatevi questo: una gigantesca ciambella d’acciaio, dal peso di 68 tonnellate e larga più di 7 metri, costruita in Italia, attraversa l’oceano per diventare il cuore pulsante di una delle più ambiziose sfide scientifiche dei nostri tempi. No, non è l’inizio di un romanzo di fantascienza, ma la storia vera del reattore Sparc, su cui sta lavorando la startup americana Commonwealth Fusion Systems (CFS), con il sostegno, tra gli altri, del fondo di Bill Gates.

 

Sparc e il cammino verso l’energia pulita

Questa “ciambella” non è altro che la base del criostato, una struttura fondamentale per il tokamak, il reattore a fusione che CFS sta assemblando nel Massachusetts. È un po’ come il fondo di un thermos, solo che qui non si tratta di mantenere calda la zuppa, ma di raffreddare magneti superconduttori a -253°C, in modo che possano domare un plasma che supera i 100 milioni di gradi. Per capirci, è la temperatura del centro del Sole. Roba che fa girare la testa.

Il progetto Sparc è in cantiere da oltre tre anni e il traguardo è tanto semplice da enunciare quanto complicato da raggiungere: ottenere più energia dalla fusione di quanta ne serva per farla partire. Se ci riuscissero, sarebbe una vera svolta: energia pulita, praticamente infinita e senza le scorie dei reattori nucleari tradizionali.

Fino a oggi solo il National Ignition Facility (NIF) negli Stati Uniti ha raggiunto il cosiddetto “pareggio scientifico“, ma con un approccio diverso, basato sui laser. Sparc, invece, punta tutto sul tokamak, una macchina circolare che usa potenti magneti per tenere sotto controllo il plasma ribollente al suo interno.

 

Dalla fusione al futuro

Dietro le quinte, però, la realtà è meno scintillante e molto più fatta di bulloni, cemento e imprevisti. Una volta arrivata la base del criostato al sito, gli ingegneri hanno dovuto passare giorni solo per scartare con cura il colosso di acciaio e controllare che fosse arrivato tutto sano e salvo dopo il viaggio. Poi, una settimana per l’ispezione e l’allineamento millimetrico, perché qui non si parla di montare una mensola: tutto deve combaciare perfettamente.

Mentre i lavori proseguono, CFS resta una delle realtà più osservate nel panorama mondiale della fusione. Il primo “vero” reattore operativo, infatti, dovrebbe vedere la luce entro il 2027. E se tutto andrà per il verso giusto, questa ciambella d’acciaio costruita in Italia sarà il primo passo concreto verso un futuro alimentato da energia pulita e abbondante.

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