L’era Trump sta per cominciare, ma l’amministrazione Biden non ha ancora finito di lavorare. Tra le sue ultime iniziative, spicca un nuovo regolamento che potrebbe rivoluzionare il mercato automobilistico statunitense. È stato infatti finalizzato un piano che praticamente impedirà l’importazione e la vendita di auto e camion con componenti tecnologici di origine cinese. L’obiettivo è proteggere la sicurezza nazionale e garantire la privacy dei cittadini, evitando che dati sensibili raccolti dai veicoli possano finire nelle mani sbagliate.
L’addio ai componenti della cinesi e dei Paesi ostili
Secondo Gina Raimondo, Segretario al Commercio, questa decisione è fondamentale. In una recente intervista, ha sottolineato come i veicoli moderni siano molto più di semplici mezzi di trasporto: sono veri e propri computer su ruote, pieni di sensori, fotocamere e connessioni alla rete. Questa tecnologia, se non adeguatamente regolata, potrebbe essere usata per scopi malevoli. Non sorprende quindi che la Cina sia al centro del provvedimento, anche se il regolamento si applica anche a Paesi considerati ostili, come la Russia.
Ma cosa cambia concretamente? I divieti saranno progressivi: per i software, entreranno in vigore a partire dai modelli del 2027, mentre per l’hardware bisognerà attendere il 2029. Non si tratta solo delle auto intere, ma anche di singoli componenti e ricambi. Questo obbligherà produttori e importatori a ripensare profondamente le proprie catene di approvvigionamento, per garantire la conformità alle nuove regole.
Un altro aspetto interessante riguarda i test delle auto a guida autonoma. Le aziende cinesi non potranno più effettuarli sulle strade americane, un chiaro segnale della volontà di mantenere il controllo su questa tecnologia emergente. Inoltre, ogni costruttore dovrà presentare annualmente una dichiarazione che certifichi il rispetto del regolamento.
Tuttavia, non è tutto blindato. I software cinesi sviluppati prima dell’entrata in vigore delle nuove norme potranno essere ancora utilizzati, purché non gestiti da aziende cinesi. Questo apre uno spiraglio per marchi come General Motors e Ford, che potrebbero continuare a importare veicoli prodotti in Cina. Insomma, mentre si cerca di limitare i rischi, si lasciano porte aperte per non ostacolare del tutto il mercato.