Un futuro incerto si profila per le fabbriche Volkswagen di Dresda e Osnabruck, destinate alla chiusura entro il 2027. Secondo fonti riportate dall’agenzia Reuters, alcuni costruttori cinesi starebbero valutando l’acquisizione degli stabilimenti tedeschi. Questi siti produttivi sono impegnati nella produzione della ID.3 elettrica e della T-Roc Cabrio. Lavoro per il quale impiegano complessivamente oltre 2.600lavoratori.
L’interesse cinese per tali fabbriche non è però casuale. In quanto una loro eventuale acquisizione rappresenterebbe un’opportunità per aggirare i dazi imposti dall’UE sulle auto elettriche importate dalla Cina. La possibilità di stabilirsi nel cuore dell’Europa, infatti, darebbe un vantaggio competitivo notevole ai produttori del Paese asiatico. Garantendo loro una via privilegiata per accedere al mercato europeo senza subire penalizzazioni economiche.
Un periodo difficile per Volkswagen: crisi e transizione ecologica
Nel contesto di un’economia mondiale sempre più interconnessa, l’eventuale ingresso cinese in Germania potrebbe rappresentare un cambio di paradigma nel settore delle automobili. La decisione finale però potrebbe dipendere dall’orientamento politico del governo tedesco, che a febbraio affronterà elezioni importanti. Le relazioni economiche tra Cina e Germania, consolidate durante i 16 anni di Angela Merkel, potrebbero ora essere messe in discussione. Vista soprattutto la crescente volontà dell’esecutivo attuale di ridurre la dipendenza da Pechino.
La casa automobilistica tedesca si trova in uno dei momenti più critici della sua storia. La transizione verso la mobilità elettrica, unita al rallentamento economico globale, ha imposto scelte difficili. A fine dicembre, Volkswagen ha raggiunto un accordo con i sindacati che prevede la riduzione di 35.000 posti di lavoro entro il 2030, evitando licenziamenti diretti. Ma rinunciando a tagli salariali e chiusure immediate di altri stabilimenti.
Intanto, altre aziende cinesi come BYD, Leapmotor e Chery hanno già iniziato a produrre in Europa. Scegliendo paesi con manodopera meno costosa come Ungheria e Polonia. La strategia cinese, che coniuga interessi economici e geopolitici, potrebbe dunque rivoluzionare gli equilibri industriali europei. Sollevando interrogativi sul futuro del comparto produttivo nel Vecchio Continente.