A un anno dall’introduzione del limite di velocità di 30 km/h stabilito in gran parte delle strade urbane di Bologna, è arrivato il momento di tirare le somme.
Esattamente un anno fa, il limite di velocità della maggior parte delle strade del capoluogo emiliano passava da 50 a 30 km/h, facendo storcere il naso a molti cittadini.
Gli obiettivi che si intendevano raggiungere erano sostanzialmente due. Da una parte si intendeva migliorare in maniera sostanziale la sicurezza stradale, mentre dall’altra era necessario promuovere una mobilità più sostenibile, riducendo l’inquinamento.
È arrivato il momento di capire se questi obiettivi sono stati raggiunti e se si può prendere il progetto Città 30 testato a Bologna come un esempio valido da introdurre in altre città italiane.
Progetto Città 30: a Bologna ha funzionato?
A un anno di distanza dall’introduzione del limite di velocità di 30 km/h a Bologna, il test sembrerebbe funzionare.
Fortunatamente nella città di Bologna, secondo i dati forniti, il numero dell’incidenti stradali è diminuito addirittura del 13,10%. Ma non sono solo diminuiti l’incidenti ma anche i sinistri sono stati meno gravi, causando dunque decisamente meno feriti e meno decessi.
Questo dato non ci stupisce più di tanto, visto che una delle cause principali degli incidenti è proprio l’alta velocità, dunque abbassando i limiti all’interno delle città si dovrebbe poter impattare in maniera positiva su questi dati.
Positivo è anche il bilancio che riguarda il secondo obiettivo prefissato dall’amministrazione, ovvero la diminuzione dell’inquinamento.
Infatti, grazie all’introduzione del nuovo limite di velocità si è ridotto in maniera sostanziale il traffico, poiché, secondo i dati, i cittadini hanno preferito altri mezzi di trasporto, come le biciclette, i monopattini e la metro.
In conclusione, il progetto Città 30 sembra effettivamente funzionale. E l’auspicio per il futuro e quello di far crescere questa scia positiva non solo a Bologna, ma possibilmente anche in altre città italiane.