domenica, Febbraio 16, 2025
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In Cina vengono introdotti limiti orari per i videogiochi

di Tommaso Mastropietro
2 Minuti lettura

Cina

Sappiamo bene come i videogiochi rischiano spesso di creare una dipendenza in coloro che ne usufruiscono, soprattutto nei minori. Motivo per il quale il governo della Cina sta per imporre delle restrizioni nei periodi di vacanza scolastica, quelli dove di solito si raggiungono dei picchi di ore importanti.

Il tempo di gioco dei minori in Cina durante le vacanze invernali, andrà incontro ad una regolamentazione ferrea. In seguito a questa decisione i due colossi del settore videoludico cinese, Tencent Holdings e NetEase, hanno annunciato che limiteranno a circa 15 ore il tempo massimo di gioco online per i bambini sotto i 18 anni. Precisamente il periodo interessato è quello che va dal 13 gennaio al 14 febbraio, ovvero quello che in Cina sancisce le vacanze scolastiche invernali.

Nel dettaglio, Tencent, avrebbe fissato il limite a 15 ore complessive tra il 13 gennaio e il 13 febbraio. NetEase, la maggiore azienda rivale della precedente perdita quanto riguarda questa industria, ha stabilito invece un tetto di 16 ore tra il 15 gennaio e il 14 febbraio.

La popolazione cinese non sembra essere nuova a queste decisioni, tutto ciò rappresenta un’ulteriore stretta rispetto ai limiti già introdotti nell’agosto 2021, che consentivano ai minori di giocare solo un’ora al giorno nei fine settimana e nei giorni festivi.

La Cina però non rinuncia ai benefici di questo mercato

Tornando al presente, nonostante tutti i paletti dei quali abbiamo parlato fino ad adesso, il governo cinese ha mostrato dei segnali di apertura. L’ente nazionale per le licenze sui videogiochi ha approvato oltre 1.400 titoli lo scorso anno, il numero più alto dal 2019. Si parla di 1.306 giochi a stampo cinese e 110 che provengono dall’estero.

L’allevamento di restrizioni del genere è dovuto all’uscita di titoli dal peso specifico elevato, come ad esempio Black Myth: Wukong, considerato un importante strumento per promuovere la cultura cinese all’estero. Lo Stato continuerà necessariamente ad avere un rapporto di amore e odio con questa immensa industria, capace di generare molti introiti e portare fuori dai propri confini il nome della Cina.

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