Natale è passato da qualche giorno. Con esso è avvenuto anche l’immancabile scambio di regali. Dietro i sorrisi di circostanza spesso si cela una realtà diversa da quello che sembra. Ovvero, non tutti i doni trovano posto nel cuore di chi li riceve. È qui che entra in gioco il regifting. Si tratta della pratica di rivendere o riciclare i regali non desiderati. Tale fenomeno, sempre più diffuso in Italia, rappresenta non solo una risposta al surplus materiale, ma anche un’opportunità per abbracciare la sostenibilità.
Ecco perché usare il regifting per i regali non voluti
I dati parlano chiaro: nelle giornate immediatamente successive al Natale, piattaforme come eBay hanno registrato un’impennata di annunci per articoli messi in vendita. Segno che il regifting è ormai una consuetudine consolidata. Bellezza, tecnologia, orologi e giocattoli dominano le categorie più gettonate, con incrementi significativi di inserzioni. La rivendita di un dono poco gradito permette di liberare spazio, guadagnare qualcosa. Ciò evitando che l’oggetto finisca dimenticato in un cassetto.
Ma perché il regifting sta diventando così popolare? Il motivo riguarda diversi elementi. Da un lato, c’è la crescente consapevolezza dell’importanza di ridurre gli sprechi. Riutilizzare un oggetto non solo prolunga la sua vita utile. Contribuisce anche all’economia circolare. Dall’altro lato, il regifting risponde a esigenze pratiche ed economiche, offrendo la possibilità di monetizzare un regalo. O, in alternativa, di scambiarlo con oggetti considerati più utili.
Il regifting non rappresenta solo un fenomeno relativo alle festività. Sta diventando il simbolo di un mutamento culturale. Nella nostra epoca si presta sempre più attenzione al risparmio e alla sostenibilità. Tale pratica sta diventando anche un esempio concreto di come gesti semplici possano avere un impatto positivo. Rivendere un regalo non è più un tabù, ma un modo per unire necessità e consapevolezza. Il tutto trasformando un oggetto non apprezzato in una nuova opportunità per qualcun altro.