Il dodecaedro romano

Un giorno di agosto del 1987, Brian Campbell stava riempiendo il buco lasciato da un tronco d’albero nel suo cortile a Romford, East London, quando la sua pala colpì qualcosa di metallico.

Si trattava di un manufatto, che mise sul davanzale della sua cucina, dove rimase per i successivi 10 anni. Un giorno, visitando il forte romano e il parco archeologico di Saalburg, in Germania, in una teca di vetro vide un oggetto quasi identico. Si rese conto che l’oggetto che aveva in casa era un dodecaedro romano: un mistero di metallo a 12 facce che ha sconcertato gli archeologi per secoli. Sebbene siano state offerte dozzine, e forse centinaia, di spiegazioni per spiegare i dodecaedri, nessuno è certo per cosa fossero usati.

Il primo dodecaedro romano ad incuriosire gli archeologi è stato ritrovato quasi 300 anni fa, sepolto in un campo nella campagna inglese insieme ad alcune monete antiche. “Un pezzo di metallo misto, o ottone antico, formato da 12 lati uguali“, recitava la descrizione dell’oggetto delle dimensioni di un uovo quando fu presentato alla Society of Antiquaries di Londra nel 1739. Le 12 facce avevano “un numero uguale di perforazioni al loro interno, tutte di diametri disuguali, ma opposte l’una all’altra, e ogni rivestimento aveva una protuberanza o una pallina fissata ad essa.”

Un oggetto avvolto nel mistero

Il dodecaedro del 1739 era ben lungi dall’essere l’ultima scoperta del suo genere. Da allora sono stati trovati più di 100 oggetti simili in dozzine di siti in tutto il nord Europa risalenti al I-V secolo d.C. Di dimensioni variabili da circa una pallina da golf a un po’ più grande di una palla da baseball, ognuno ha 12 facce di uguali dimensioni e ogni faccia ha un foro di diametro variabile. Gli oggetti stessi sono tutti vuoti.

Verso la metà del XIX secolo, man mano che ne venivano trovati altri, gli oggetti divennero noti agli archeologi come dodecaedri, dal greco per “12 facce“. Sono esposti oggi in dozzine di musei e collezioni archeologiche in tutta Europa, anche se, dato quanto poco si sa su di loro, le loro etichette esplicative tendono ad essere brevi.

Inoltre, non hanno traccia cartacea. Gli storici non hanno trovato alcuna documentazione scritta dei dodecaedri in nessuna fonte storica. Quel vuoto ha incoraggiato dozzine di teorie concorrenti, e talvolta colorate, sul loro scopo, dagli ornamenti degli stendardi militari ai candelabri agli oggetti di scena usati negli incantesimi.

FONTEmentalfloss
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