Fake News, finalmente sfatate le più grandi storie del passato

Nel 2022 (purtroppo o per fortuna) le fake news corrono all’impazzata lasciando nel nostro bagaglio culturale un’infinità di informazioni spesso anche sbagliate. Alcune di queste sono così dettagliate da sembrare reali, altre invece non hanno alcun tipo di fondamento (eppure sono rimaste apparentemente vere per anni).

Fake News: l’elenco delle più strane e assurde

La trota pelosa

Iniziamo dalla storia della trota pelosa originaria dell’Irlanda. Ai tempi si credeva che questa fosse un esemplare di pesce estremamente tossico, realizzato dai demoni e dai giganti al fine di punire gli umani con la morte. Tale diceria è giunta ai giorni nostri per via di un rappresentante della Camera di Commercio, fino a quando però un tassidermista non dichiarò di aver ricoperto quella famosa trota nella pelliccia di un coniglio. Ad ogni modo nel 2015 si tornò a parlare di lei. Verità o finzione? Questo nessuno lo sa.

Il pozzo all’inferno

Nell’ormai lontano 1989 in un programma televisivo americano, la Trinity Broadcasting, si parlò di una strana notizia riguardante un pozzo talmente profondo da arrivare fino al centro della terra, il quale era collegato all’inferno. A dimostrarlo vi erano le voci strazianti registrate dal team con un microfono termicamente isolato. Verità o finzione? C’è una cosa che dovete sapere. Quella famosa emittente televisiva era di stampo religioso e scelse di raccontare tale storia per dimostrare l’esistenza dell’inferno. In realtà si trattava semplicemente di voci tagliate e mixate direttamente dal film horror di Mario Bava “Gli orrori del castello di Norimberga”.

Uomo di Piltdown

Concludiamo con la più grande truffa paleontologica della storia dell’umanità: l’uomo di Piltdown.
Nel 1912 girava voce sulla scoperta di alcuni fossili provenienti da una specie sconosciuta di ominidi. Secondo Charles Dawson, il creatore, si trattava dell’elemento mancante tra uomo e scimmia. Le voci dicevano che un lavoratore della miniera trovò un cranio parzialmente distrutto da egli stesso, cioè un pezzo di mascella e qualche rimanenza della calotta cranica. Oggi sappiamo che si trattasse di una fake news. Quel ritrovamento altro non era che l’unione di di un cranio umano medioevale ad un orango vissuto circa 50.000 anni prima. I denti, invece, appartenevano ad uno scimpanzè. La verità? Il cranio di cui tanto si parlò in realtà era stato limato con attrezzature moderne per adattarsi agli altri pezzi.

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