Esperimenti sui cani: quello di Ivan Pavlov fa ancora accapponare la pelle

La scienza a volte sa essere malvagia e senza scrupoli, soprattutto in passato. Se siete soggetti facilmente impressionabili e deboli di stomaco, vi consigliamo di non leggere le righe seguenti. Vale lo stesso per gli amanti dei cani e degli animali in generale. Per i coraggiosi, sappiate che stiamo per parlare di esperimenti sui cani a dir poco crudeli.

Esperimenti sui cani: cosa faceva lo scienziato alle sue cavie?

Intanto, chi era Ivan Pavlov? Trattasi di un medico, fisiologo ed etologo russo che nel 1903 scoprì il riflesso condizionato. Egli dimostrò di essere in grado di far sbavare i cani a comando grazie al suono di un campanello. Ma per fare ciò egli massacrò le sue vittime in ogni modo. Innanzitutto rimosse l’esofago e creò loro un buco nella gola per non far arrivare le pietanze nello stomaco. Questo permise di analizzare l’effetto del cibo sulle escrezioni pancreatiche, gastriche e salivari.

Dopodiché lo scienziato fece dei “fori” lungo l’apparato digerente dell’essere indifeso, attaccati ai tubi, i quali gli permettevano di raccogliere, misurare e studiare i succhi gastrici a piacimento. Il peggio deve ancora arrivare, perché questi ultimi venivano venduti da Pavlov come una sorta di “cura miracolosa” per l’indigestione in Russia, Francia e Germania.

Ovviamente i cani all’epoca non avevano lunga vita, basti pensare che il più longevo visse 10 giorni. Egli dichiarò: “Il nostro appassionato desiderio di estendere le prove sperimentali su un animale così raro è stato sventato dalla sua morte a causa della fame prolungata e di una serie di ferite“.

Insomma, davanti a tutto questo poco importa di come tali poveri esseri innocenti potessero sbavare a comando.

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