Omicron 5 Prezioso alleato nella lotta al Covid-19 è la quarantena dei positivi, fin’ora largamente testata con i tamponi rapidi ma con Omicron 5 sorge un grande problema.

Tamponi rapidi: Livello di affidabilità molto basso con Omicron 5

Nel mezzo della sfiammata estiva di Omicron 5, stanno venendo a mancare quelli che potevamo considerare come dei preziosi alleati, ovvero i tamponi rapidi e non di certo per quanto riguarda le scorte disponibili.

L’ondata che si sta abbattendo generalmente su tutta l’Europa, non era attesa in termini di una portata tanto ampia. Seppur prevedibile, la speranza era riposta nei vaccini, che almeno in parte avrebbero dovuto mitigare il dilagare delle infezioni.

Ma la nuova variante è troppo diversa dalle precedenti e riesce a bucare le difese immunitarie, nonostante l’ottimo risultato avuto dai vaccini fino ad ora grazie al lavoro dei ricercatori di Pfizer e Moderna.

La nuova Omicron 5 si differenzia per essere altamente contagiosa, molto più dei precedenti sottoceppi, con sintomi caratterizzati da una febbre più alta rispetto a Omicron 1 e 2. Le anomalie non finiscono qui, infatti in alcuni pazienti torna a mancare gusto e olfatto e compare per la prima volta dolore alle articolazioni della gambe.

In compenso i giorni di positività si riducono e generalmente si è negativi dopo appena una settimana, in alcuni casi anche meno.

Il problema è che rischiamo di avere tante persone positive libere di andare a lavoro, fare shopping o incontrare gli amici. Questo a causa dei tamponi rapidi che nonostante i primi sintomi, anche nei casi più evidenti, non riscontrano la positività. Spesso questa viene accertata quando il paziente è ormai in fase di guarigione. Il motivo di questo calo di efficienza non è ancora chiaro, ma le ipotesi più probabili riguardano le diverse mutazioni della variante o la mancanza di materiale virale in cavità nasale nelle prime fasi dell’infezione.

 

 

 

 

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