Quando si pensa alla figura umana all’esterno del nostro pianeta, viene spontaneo pensare a Marte, l’ambiente marziano è infatti ritenuto l’ultima frontiera per l’umanità, moltissimi soggetti di spicco e carismatici infatti spingono verso questa meta, basti pensare ad Elon Musk che da sempre spinge per un approdo rapido verso Marte dove stabilire poi delle colonie a lunga permanenza.

Prima di arrivare a Marte però, c’è da prendere in considerazione sempre e comunque il nostro satellite, la Luna, la sfera rocciosa che orbita intorno alla Terra offre infatti numerosi spunti di studio sebbene non sia ritenuta la migliore possibilità per vivere all’infuori del nostro pianeta a causa dell’assenza di un’atmosfera in grado di proteggerla dai raggi cosmici e dal vento solare.

La Luna ha però da offrirci altri spunti, ed è proprio quello che ha pensato un team di ricercatori guidato da Robert Ferl dell’Institute of Food and Agricultural Sciences dell’Università della Florida, che ha pubblicato su Nature i sorprendenti risultati di uno studio che prevedeva di piantare alcuni germogli di Arabidopsis thaliana (volgarmente detta “arabetta comune”) in campioni del suolo lunare raccolti dalla NASA, nel dettaglio durante le missioni Apollo 11, 12 e 17.

 

I risultati sorprendenti

I ricercatori hanno confrontato i risultati ottenuti con il suolo lunare con quelli ottenuti con un terreno composto da ceneri vulcaniche, hanno riscontrato che sebbene più lento, il processo di crescita non veniva bloccato, anzi, procedeva e offriva anche delle foglie discretamente apprezzabili, sebbene le radici mostrassero alcuni segni di stress.

Si tratta di un risultato quanto inatteso quanto sorprendente, dal momento che apre a numerose possibilità anche per quanto riguarda la produzione di piantagioni utili per aumentare il cibo a disposizione per il popolo.

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