Durante il proprio lavoro a chiunque può capitare di compiere qualche sbaglio, da chi si occupa di digitare le cifre di un semplice scontrino fino a chi magari deve invece scegliere le cifre per un accredito su conto corrente, si tratta di un contesto in fin dei conti accettato e a cui spesso i mezzi tecnologici consentono di porre rimedio, non con le criptovalute però, la natura intrinseca dei token non permette margine di errore, pena la perdita di denaro.

A quanto pare a scoprire sulla propria pelle questa triste quanto dura realtà ci ha pensato uno dei creatori della cripto Juno, il cui errore di battitura ha portato all’invio di ben 36 milioni di dollari in token ad un indirizzo inaccessibile.

 

L’accaduto

Tutto è successo quando gli utenti Juno avevano optato per il sequestro di tre milioni di monete da un utente che ne aveva preso possesso in modo illecito, decidendo per il loro invio presso un indirizzo di recupero per poi deciderne cosa farne, solo che invece di copiare e incollare l’indirizzo del wallet di recupero, l’addetto ha effettuato l’invio inserendo come indirizzo un hash.

A rendere grave il fatto è che, essendo Juno basato su un sistema Proof-of-stake, tutti gli holder (ben 125) hanno controllato la transazione l’hanno validata, rendendo di fatto le monete irrecuperabili.

Probabilmente le monete sono state perse per sempre, non sappiamo ora come procederà la società dietro la cripto Juno, ciò che è certo è che la perdita è stata decisamente importante e potrebbe portare all’abbassamento del valore della cripto.

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