Il capo di Roscosmos, l’Agenzia spaziale russa, ha delineato uno scenario da brividi che vedrebbe la Stazione Spaziale Internazionale precipitare in risposta alle sanzioni imposte alla Russia.

La guerra è nel pieno del suo sviluppo, nonostante sembri che il governo russo abbia una percezione distorta delle proprie responsabilità, quantomeno ai microfoni internazionali. E le personalità che ricoprono le più alte cariche russe non stanno risparmiando affermazioni piuttosto preoccupanti – basti ricordare il paventato utilizzo delle armi nucleari o il rischio corso con gli attacchi nei pressi delle centrali nucleari ucraine.

Non ultimo il direttore generale di Roscosmos, Dmitry Rogozin, che qualche giorno fa ha ribadito le parole già pronunciate in risposta al presidente Joe Biden affermando che le sanzioni imposte alla Russia potrebbero portare alla caduta della Stazione Spaziale Internazionale.

In che modo? Le navette soyuz impiegate per il suo rifornimento non potranno più essere inviate. Pertanto, dato il ruolo fondamentale che queste svolgono nel mantenimento della propulsione della ISS, l’assenza dei rifornimenti potrebbe determinarne “l’ammaraggio o l’atterraggio” di emergenza su territori non predisposti.

ISS, quanto devono preoccupare le parole del capo di Roscosmos?

Secondo un’analisi pubblicata dal Time, probabilmente la minaccia non troverà alcun riscontro nella realtà. La NASA non si è neppure espressa su queste affermazioni, se non in risposta ad un’inchiesta portata avanti da Space.com che ha indotto la dirigenza a produrre questa dichiarazione ufficiale:

“La NASA continua a lavorare con tutti i suoi partner internazionali, inclusa la State Space Corporation Roscosmos, per le operazioni di sicurezza della Stazione Spaziale Internazionale attualmente in corso”, ha scritto l’agenzia spaziale. “Non sono previste modifiche al contributo fornito dall’agenzia per le operazioni in corso in orbita e presso stazione di terra”.

E’ vero che la guida e l’orbita della ISS risultino effettivamente controllati da uno dei segmenti Russi della stazione (il modulo Zvezda, che vuol dire Stella), e che le navicelle da carico inviate dalla Russia siano fondamentali per mantenere la stazione in volo. Quindi il mancato rifornimento a questi moduli determinerebbe l’uscita della stazione dall’orbita, non prima di averne evacuato l’equipaggio.

D’altra parte, scrive il Time, “una recente implementazione ha bloccato la capacità della Russia di decidere unilateralmente il destino della stazione. Il 21 febbraio, una navetta da rifornimento americana Cygnus senza equipaggio è arrivata alla stazione con, tra le altre cose, un motore collegato che può (e sarà) acceso per eseguire un reboost dall’estremità statunitense della stazione. Se la Russia si rifiutasse di far funzionare i veicoli Progress, questo motore e ulteriori velivoli Cygnus inviati potrebbero prenderne il controllo”, evitando il disastro.

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