Parlarvi di questo Huawei P50 Pocket non è affatto semplice. Confesso di essermi approcciato al device con l’entusiasmo di un bambino, salvo poi scoprire però, una serie di perplessità che mi hanno fatto storcere il naso. In questa recensione cercherò di non considerare l’aspetto soggettivo e il gusto personale perché, vi assicuro, è un fattore deterrente che salta subito all’occhio. Concentriamoci sul target di riferimento e sulle reali prestazioni.

Design e dimensioni

L’aspetto estetico è bello, non c’è nulla da dire, anche se la versione che abbiamo noi in prova (la Premium Edition sviluppata in collaborazione con la stilista olandese Iris Van Herper) non ci ha fatto impazzire ma – lo ripetiamo – è soggettivo. Il device somiglia moltissimo ad una trusse di trucchi e contribuisce a delineare fortemente il carattere modaiolo del prodotto, nonché il target, essenzialmente femminile o, più genericamente, gli amanti della moda. L’utilizzo di materiali esclusivi poi, in grado di generare bizzarri giochi di luce, è carino in un primo momento, ma alla lunga stanca, come tutte le cose più istrioniche.

Sebbene possa sembrare compatto, in realtà è un bel mattoncino da 190 grammi e ha dimensioni di 170 x 75,5 x 7,2 mm da aperto. Da chiuso invece, diventa di 87,3 x 75,5 x 15,2 mm. La Premium Edition arriva in Gold e Silver con striature e trame intagliate sulla scocca.

C’è un piccolo schermo esterno da 1 pollice OLED che può essere utilizzato per vari scopi (a che pro, visto che è minuscolo…). Siamo del parere che i clamshell (sì, non lo abbiamo detto finora perché lo diamo per scontato, ma è un device a conchiglia) necessitano di un pannello rettangolare in stile Motorola Razr per essere versatili, altrimenti. Così piccolo è buono per l’orario, vedere al volo una notifica, anche se poi si legge meglio sul display dello smartwatch GT Runner, molto più grande e visibile anche in condizioni critiche.

Sotto il cerchio che ospita lo schermo troviamo un comparto fotografico rotondo che è composto di diversi sensori che analizzeremo dopo. Preso singolarmente non è male, ma messo vicino ad un altro cerchietto comunica una sensazione bizzarra. Son gusti, è vero, ma – forse – Huawei nel tentativo di essere originale, ha osato un po’ troppo. Troppi elementi diversi fra loro, messi tutti insieme.

La sensazione è assolutamente premium di contro: in mano si ha l’impressione di avere un piccolo gioiellino. Una volta aperto poi, troviamo un display da 6,9 pollici in formato 21:9 con una piega che, sì, si sente e si vede, ma in pochi minuti ci si abitua. Nulla di diverso dai competitor. Ottimo però lo schermo OLED con refresh rate da 120 Hz e risoluzione di 2790 x 1188 pixel. Dire “capolavoro” è poco.

Prestazioni

Sotto il telaio troviamo un processore Snapdragon 888 di Qualcomm senza il modem per le reti 5G a causa dei ban statunitensi. Non che sia un problema, assolutamente, però in un momento storico in cui il 5G si trova anche sui telefoni da 150€, un po’ l’assenza pesa. Oggi non lo vediamo come un aspetto critico, ma in ottica lungimirante… forse sì. Il SoC è velocissimo, le app si aprono in un battibaleno ma se dobbiamo essere pignoli, non è l’ultimo arrivato. Considerando che la concorrenza offre smartphone con Snapdragon 8 Gen 1, un po’ storciamo il naso, ma nell’ambito dei clamshell, i rivali non fanno meglio, anzi. Motorola è nettamente indietro e Samsung adotta lo stesso chipset. Ci sono 8 o 12 GB di RAM che vanno bene, sono in linea con il prezzo e 256 o 512 GB per l’archiviazione dei dati.

Software

Se le prestazioni ci hanno convinto, lo stesso non si può dire del software. Sebbene siano presenti delle chicche davvero interessanti per chi ama scattare selfie (illuminatori vari e eventuali, modalità flex comodissime, strumenti di editing foto innovativi e molto altro ancora), l’assenza dei servizi Google per l’utente medio può essere un elemento che fa oscillare la decisione di acquisto. Per noi tech-maniaci non vi sono difficoltà, anche perché l’ecosistema Huawei sta crescendo sempre più e si può sopravvivere tranquillamente senza le G-Apps, ma l’utente comune (che è il target di riferimento di questo terminale) la penserà così?

Certo, ci sono Petal Search, Clip, Petal Maps e molti altri software che sostituiscono le controparti Google, ma fatta eccezione per qualcosa, occorre prenderci la mano e non sappiamo se può essere una cosa fattibile per il target di riferimento che, come detto, è un pubblico femminile o modaiolo che punta più all’estetica che alle prestazioni che tanto amiamo noi smanettoni della tecnologia. A volte, compiere un’operazione semplice come inviare una mail con Gmail richiede tre o quattro passaggi in più rispetto all’utilizzo di un’app nativa. Non c’è da gridare allo scandalo, ma richiede uno sforzo, tutto qui. Uno sforzo che bisogna essere consapevoli di voler fare, dopo aver speso circa 1599 euro.

Giusto per citarvi il sistema operativo, vi ricordiamo che si tratta di Android con EMUI; in Cina arriva con HarmonyOS 2.0 che, per chi non lo sapesse, è il nuovo software proprietario che sfida Google e Apple. Le applicazioni invece, si scaricano, per entrambe le iterazioni, dall’AppGallery.

Perché sì, al netto dell’autonomia che è buona (4000 mAh con fast charge), alle connessioni USB C, al Dual 4G VoLTE per la rete dati ultraveloce, per il Bluetooth 5.2 il problema principale è legato al prezzo – a nostro avviso – molto elevato.

Fotocamere

Sul fronte fotografico troviamo tre sensori principali posizionati nel cerchio, così ripartite:

Wide da 40 MPX;
Tele da 13 Mega;
Ottica ultra-wide.

Troviamo poi un quarto elemento da 32 Megapixel che migliora la resa delle foto in ogni contesto. Qui, poco da dire: gli scatti sono sempre belli e i selfie sono ottimi anche in condizioni difficili. Huawei ha studiato diversi metodi per far sì che i video e le fotografie prodotte dalla selfiecam risultino buone anche in ambienti poco illuminati (party, discoteche, serate in generale).
In poche parole: i contenuti prodotti da questo dispositivo sono ottimi, come ci ha sempre abituato l’azienda. Non avremo la qualità del P50 Pro, ma ci troviamo di fronte ad un clamshell che, sul versante fotografico, è superiore alla concorrenza.

Conclusioni

Forse siamo stati un po’ drastici. La verità è che è un prodotto femminile (o per gli amanti della moda) che può avere un suo perché sul mercato. In Cina, dove l’assenza dei servizi Google non è un problema, siamo sicuri che venderà moltissimo. Qui da noi in Europa abbiamo un po’ di perplessità dovute principalmente al suo posizionamento. Considerando che costa quasi il doppio di uno Z Flip3 di Samsung, può reggere il confronto?

I più modaioli di voi diranno “sì”, noi… ci dobbiamo pensare. Al contrario del P50 Pro che è un cameraphone che si fa perdonare per i suoi difetti software dovuti alla mancanza delle G-apps, qui ci sono problemi di identità di vario genere. Promosso sì, non possiamo certamente bocciare un gioiellino simile, ma ci aspettiamo un maggior sforzo dalla società in futuro per venire più incontro al pubblico europeo, con prezzi aggressivi così da poter dare una scocca al mercato dei pieghevoli a conchiglia, attualmente dominato da Samsung.

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